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Mafia: gli affari sporchi di Bacchi, il re delle slot machine

Un’organizzazione collegata a Cosa nostra che beneficiava dell’importante contributo di diverse figure professionali (consulenti tecnici, commercialisti, esperti di legislazione comunitaria). Al centro di tutto Benedetto bacchi, il re delle slot machine a Palermo e non solo, capace di stringere accordi vantaggiosi con la mafia. Lo hanno scoperto gli investigatori della polizia che ha eseguito una Ordinanza di Custodia Cautelare a carico di 31 soggetti (16 carcere, 7 domiciliari e 8 tra divieto di dimora e obbligo di presentazione alla p.g.) indagati per i reati di associazione mafiosa, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse ed alla truffa ai danni dello Stato, stupefacenti e altro.
Nel provvedimento figurano, altresì, 29 soggetti indagati per associazione per delinquere, finalizzata all’esercizio abusivo delle scommesse sportive ed alla truffa ai danni dello Stato. Per costoro, il G.I.P., pur non ritenendo sussistenti le esigenze cautelari, ha pienamente riconosciuto la gravità del quadro indiziario a loro carico.
Le indagini, condotte dagli investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Palermo, originano dall’analisi di numerosi brani intercettati nell’ambito delle investigazioni condotte sul mandamento mafioso di “San Lorenzo”, dai quali si evinceva chiaramente come Cosa Nostra avesse riposto particolare interesse nel settore dei giochi, con particolare riferimento alle agenzie di scommesse e alle slot machine.
In tale contesto, sono emerse le figure di BACCHI Benedetto e ORVIETO GUAGLIARDO Gerardo, operatori del comparto dalle spiccate capacità imprenditoriali che, sfruttando la contiguità con autorevoli esponenti mafiosi, si sono contesi il mercato del gioco abusivo, ciascuno con il proprio circuito, con equilibri mutevoli in ragione dei rapporti di forza esistenti tra le diverse famiglie mafiose di riferimento.
Per il periodo compreso tra febbraio e giugno del 2013, infatti, ORVIETO e il socio LO BIANCO (arrestato oggi), forti dell’appoggio di una fazione della famiglia mafiosa di Partinico (COPPOLA Salvatore) vicina al “reggente” del “mandamento” di “Resuttana” (Fricano Giuseppe), erano riusciti ad imporre il proprio circuito (“Leaderbet”) sul territorio ricadente nella “giurisdizione” del mandamento a discapito di BACCHI e del socio LO BAIDO ( titolari del marchio “B2875”) che, invece, avevano monopolizzato l’area di San Lorenzo beneficiando dei buoni rapporti con la famiglia BIONDINO.
Successivamente, l’ascesa di NANIA Francesco, scarcerato nell’ottobre 2013, e Pizzo Antonino (arrestato oggi), considerati vertici della famiglia di Partinico e molto vicini a FRICANO Giuseppe di Resuttana, spostarono decisamente gli equilibri in favore di BACCHI.
Ripercorrendo le dichiarazioni di Vito GALATOLO, BACCHI “si prese tutta Palermo…., metteva tutto quello che voleva a Resuttana, alla Noce, a Pagliarelli, a Palermo Centro….”.
BACCHI, quindi, grazie alla sua capacità di stringere accordi particolarmente vantaggiosi con cosa nostra, era riuscito a creare un modello aziendale, tanto efficiente quanto illegale, forte di più di settecento agenzie di scommesse in tutto il territorio nazionale e con tentativi di proiezioni internazionali finanche in Costa d’Avorio tramite l’interessamento di GELARDI Giuseppe (non indagato in questo procedimento), mafioso di Partinico catturato in COSTA D’AVORIO dove aveva vissuto parte della sua latitanza.
L’imprenditore partinicese aveva strutturato una rete commerciale basata su differenti livelli di responsabilità e, conseguentemente, proporzionali percentuali di distribuzione degli utili. In estrema sintesi, la base era rappresentata dai singoli centri scommesse che erano coordinati dai vari agenti di zona (personal jokers) che, a loro volta, rispondevano del loro operato ai masters territoriali i quali, in ultimo, si relazionavano con i proprietari del sito. Il meccanismo sopra descritto operava in aperta violazione della normativa di settore che prevede l’obbligo, per l’esercizio dell’attività di raccolta delle scommesse on line, di munirsi di concessione da parte dell’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane e della licenza rilasciata del Questore ex art. 88 del T.U.L.P.S..
La capillarità delle distribuzione delle agenzie e il livello di efficienza raggiunto nel volgere di pochi mesi hanno consentito a BACCHI di realizzare profitti netti quantificati in oltre ad un milione di euro mensili.
È evidente che tali risultati non sarebbero mai stati raggiunti senza il decisivo intervento dell’organizzazione mafiosa che imponeva alle agenzie operanti nei territori di rispettiva influenza di giocare sul sito di proprietà di BACCHI. Questi, a fronte di tale “sponsorizzazione”, versava nelle casse di cosa nostra somme variabili tra i 300.000 e gli 800.000 euro l’anno.
È chiaro come il rapporto tra imprenditore e organizzazione mafiosa sia evoluto dal tradizionale modello vittima-estortore ad un più redditizio e meno rischioso rapporto societario. Durante le indagini, sono stati documentati incontri e contatti, diretti o indiretti, tra BACCHI e numerosi esponenti di assoluto rilievo nel panorama mafioso palermitano. Tra questi, spiccano i nomi di Francesco NANIA, socio di BACCHI e, per un determinato periodo, anello di collegamento tra lo stesso BACCHI e le famiglie mafiose palermitane; Fabio CHIOVARO (non indagato in questo procedimento), reggente del mandamento della Noce; Sebastiano VINCIGUERRA (arrestato oggi), di Brancaccio, incaricato fino al 2014 della riscossione e successiva distribuzione alle altre famiglie delle somme dovute da BACCHI; Girolamo BIONDINO (non indagato in questo procedimento), reggente di San Lorenzo; Giovanni CACCIATORE e FRICANO (non indagati in questo procedimento), di Resuttana; Alessandro ALESSI (non indagato), di Pagliarelli; Alessandro D’Ambrogio (non indagato), di Porta Nuova; Giovanni NICOLETTI (arrestato), di Cruillas ed altri.
Il sistema ha generato un enorme flusso di denaro contante che, ben presto, ha posto BACCHI nelle possibilità (o, necessità) di trovare nuovi canali d’investimento che gli consentissero di “ripulire” il denaro e farlo rientrare nel tessuto economico legale.
Da qui, l’investimento occulto per circa 750.000 euro nell’azienda edile CEV s.r.l. di Devis ZANGARA (arresti domiciliari per riciclaggio), società impegnata nella costruzione di importanti edifici in area palermitana tra cui i supermercati LIDL di Partinico e di viale Regione Siciliana a Palermo. Costruzione, quest’ultima, effettuata in società con la SI.CO.SE di Alfredo CANNONE (arresti domiciliari per riciclaggio) che era stata finanziata per circa 950.000 euro dallo stesso BACCHI.
L’acquisto per interposta persona del terreno, del valore di un milione di euro, a Partinico su cui è stato costruito il LIDL.

L’acquisto della villa dell’ex calciatore del Palermo, Giovanni TEDESCO, per 500.000 euro subito rimessa in vendita a 1.300.000 euro. Si consideri, inoltre, che BACCHI aveva manifestato interessi per investimenti di rilevante valore nelle più disparate categorie economiche, dall’acquisto della testata giornalistica on line Live Sicilia, all’import-export di petrolio fino alla progettazione di una futuristica batteria solare a ciclo continuo inesauribile. Da sottolineare, infine, la sua disponibilità a partecipare alla sanatoria per le sue 700 agenzie che, ove approvata, avrebbe previsto il pagamento di 10.000 euro per ogni punto gioco per un totale, quindi, di 7 milioni di euro.
Da considerare che gran parte della disponibilità economica di BACCHI era dissimulata mediante una rete di società, anche di diritto maltese, strutturate in modo da occultarne la reale proprietà e create grazie alla complicità di consulenti e professionisti (RAPPA, GRIGOLI, CUSUMANO, tutti arrestati per riciclaggio).
Su richiesta della Procura, il G.I.P. ha ordinato il sequestro per equivalente dei beni (sono compresi immobili, società, beni mobili ed altro) di BACCHI e del suo nucleo familiare fino alla concorrenza di più di 4 milioni di euro per i reati di riciclaggio e auto riciclaggio.
Ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo delle quote sociali e dell’intero patrimonio aziendale della PHOENIX International Ltd, società di diritto maltese con cui stanno tuttora operando alcune agenzie di BACCHI entrate in sanatoria, e le quasi 50 agenzie, distribuite su tutto il territorio nazionale, che operano con concessione PHOENIX.
Analogo ragionamento, seppur con dimensioni minori, vale per Francesco NANIA, socio di BACCHI, il quale, grazie al prestanome campano Michele DE VIVO (arrestato oggi), aveva fondato una società (WORLD TRADING ENTERPRISES, sottoposta a sequestro) di import-export di prodotti alimentari verso gli Stati Uniti mediante la quale aveva in animo di “invadere New York di pomodori”. Da non dimenticare che alcuni parenti di NANIA, in particolare il cognato Vito RAPPA, vivono negli Stati Uniti e gestiscono alcune pizzerie che operano con insegna Francesco’s.
Sono stati, altresì, eseguite alcune misure per associazione per delinquere finalizzata alla produzione e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.
Alcuni indagati rispondono di associazione per delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico di stupefacenti.

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