In Sicilia ci sono 58 comuni segnalati come quelli più a rischio per quanto riguarda la vulnerabilità in caso di calamità di natura idrogeologica. Stando alle ultime mappe di pericolosità e di rischio, nell’isola vi sono circa 75 mila persone esposte a reale pericolo nel caso in cui si verificasse una calamità naturale. La perimetrazione e la classificazione delle aree a rischio è stata operata in occasione dei Piano per l’assetto idrogeologico (PAI) e dei successivi aggiornamenti, mappe elaborate quindi a seguito dello studio idrogeologico-idraulico del territorio secondo quanto previsto dalla direttiva n 2007/60. Queste mappe adesso necessitano di essere aggiornate e, per farlo, la Regione vuole sfruttare i finanziamenti previsti dal Piano di Azione e Coesione (PAC), una decisione arrivata a fine anno e che dovrebbe permettere, stando il parere favorevole della Corte dei Conti, di non perdere i finanziamenti europei, un rischio corso troppo spesso dalla Regione. Con decreto del 7 settembre del 2015 e inserito nella gazzetta ufficiale del 30 novembre, l’Assessorato Territorio e Ambiente ha approvato il piano di interventi non strutturali previsto dal Pac – nuove azioni 5B6 che prevedono interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Si tratta di una misura assorbita dalla regione nel 2013 con la delibera n 361. La Misura 5B6 prevede anche l’attuazione di un piano di interventi non strutturali (studi, indagini e reti di monitoraggio) in attuazione della direttiva n. 2007/60 denominata “direttiva alluvioni”. Il Pac, approvato con la delibera sopracitata, ha destinato per l’attuazione degli interventi la somma di 3 milioni di euro, individuando come soggetto beneficiario il Dipartimento regionale dell’ambiente e prevedendo che lo stesso per l’attuazione degli interventi possa avvalersi anche di accordi di collaborazione con le amministrazioni pubbliche ed enti pubblici di ricerca. L’obiettivo, quindi, è quello di avere un quadro conoscitivo relativo alla vulnerabilità del territorio in virtù anche delle nuove direttive europee, specie in materia di cambiamenti climatici. Le mappe realizzate nell’ambito del Piano per l’assetto idrogeologico sono ormai superate e vanno aggiornate, serve uno studio molto più approfondito che tenga conto dell’aggiornamento dell’idrologia e delle curva di possibilità pluviometrica, della valutazione degli effetti dei cambiamenti climatici; colate detritiche e valutazione del trasporto solido, analisi di affidabilità degli studi idrologici e idraulici (uncertanty analysis) problematiche connesse alla calibrazione modellistica e alle previsioni in bacini non strumentati, valutazione degli effetti dei cambiamenti di uso del suolo, definizione delle fasce fluviali, valutazione dei fenomeni di allagamento in ambiente urbano evalutazione dei fenomeni di allagamento nelle aree costiere.
Non sottovalutare i siti d’attenzione
Le valutazioni del rischio verranno sviluppate secondo due direttrici: la prima riguarda la valutazione della pericolosità e di rischio nelle aree classificate come siti d’attenzione o inserite nell’elenco già adottato con la delibera n. 349/2013; La seconda riguarda l’aggiornamento delle aree già classificate come di pericolosità e di rischio. In relazione alle linee di elaborazione del piano alle misure e agli strumenti attuativi le attività verranno svolte in modo da fornire la base conoscitiva all’attivazione a livello sperimentale degli strumenti di programmazione negoziata e di pianificazione urbanistica sostenibile. Inoltre gli studi costituiranno le aree pilota su cui attivare i progetti di ricerca effettuando la prima applicazione delle metodologie e strumenti che verranno definiti nell’ambito dei predetti progetti di ricerca. Molto importante sarà il monitoraggio relativo ai siti d’attenzione, sono cioè questi siti (all’interno dei comuni già ritenuti a rischio) che non sono ancora stati studiati in maniera dettagliata, ma che presentano quelle caratteristiche tali da considerarli a probabile rischio idro-geologico. Per ogni tema da analizzare la regione ha individuato dei partners quali le Università di Palermo, di Enna, e di Catania che faranno parte della cabina di regia.
Per quanto riguarda i comuni interessati dal piano saranno coinvolte tutte e nove Province, quella maggiormente a rischio è la provincia di Messina con 17 comuni esposti a rischio idrogeologico, una delle province meno rappresentate nella tabella è invece quella di Ragusa con 4 comuni soggetti a rischio: Comiso, Scicli, Pozzallo e Ispica.