Sono ancora decisamente negativi i dati sull’occupazione che riguardano la Sicilia, sebbene da più parti arrivino i primi segnali circa la ripresa economica dell’Italia.
La situazione è decisamente differente nel nostro Paese e varia da zona a zona: se al Nord si intravedono i primi spiragli, al Sud la situazione non è di certo rosea.
La Sicilia è la regione europea con il più basso tasso di occupazione: solo il 42,4% delle persone tra i 20 ed i 64 anni lavorano, in Europa nessuno fa peggio. In pratica, quindi, oltre metà della popolazione non lavora ed il gap tra il Meridione ed il Settentrione sta crescendo inesorabilmente. Per fare un raffronto esemplificativo, il tasso di occupazione della provincia autonoma di Bolzano è pari al 76,1% e nelle donne registra addirittura il 69,4%. Per rendere ancor di più l’idea, il tasso di occupazione femminile in Sicilia è pari al 29,6%, giusto un po’ meno della Campania che si ferma al 29,9%.
Basta guardare le offerte di lavoro sui principali portali italiani, d’altro canto, per rendersi conto che la situazione è quella che è. In Sicilia le proposte sono spesso precarie e pagate molto meno rispetto al Nord: il divario è stato fotografato recentemente anche dallo Svimez secondo cui un lavoratore calabrese, con la regione che diventa la maglia nera dell’intero Paese, percepisce 23 mila euro annui lordi in media contro i 31 mila di un suo collega in Lombardia.
Il tutto è in parte anche giustificato dalla differenza del costo della vita che, tuttavia, non giustifica comunque i ben 8 mila euro di differenza. Ciò determina, chiaramente, anche distinzioni per ciò che concerne la ricchezza privata che vede le regioni del Nord primeggiare.
La crisi del Meridione non è solo occupazionale: un recente rapporto della CGIA di Mestre ha fatto tramontare l’ennesimo luogo comune secondo cui al Sud si pagano meno tasse e c’è più evasione fiscale. Il differenziale tra la provincia dove si paga di più (Reggio Calabria) e quella dove si paga di meno (Udine) è di ben 783 euro annui.
Il rapporto è stato stilato sulla base della quantità e della qualità dei servizi ottenuti a fronte del prelievo fiscale. Qui in Sicilia lo sappiamo bene: le imprese ed i cittadini vengono spesso tartassati da un elevato prelievo fiscale a fronte di servizi scadenti. Sono tantissime le famiglie dal meridione che, ogni anno, si spostano al Nord per curarsi nonostante gli ingenti prelievi che le regioni effettuano per finanziare la Sanità.
Insomma, la situazione non è delle migliori e, al momento, non si intravedono segnali di inversione di tendenza. Del resto l’emigrazione è ripresa con ritmi frenetici: nel 2013, secondo l’ultimo rapporto Svimez sul tema, ben 116 mila persone si sono trasferite dal Sud al Nord e di queste 17 mila provengono dalla Sicilia. Per chi vive i nostri territori non sembrerà una novità se affermiamo, sebbene manchino ancora dati ufficiali, che l’emorragia non si è affatto interrotta.