Riforma degli appalti in Sicilia, è caos. La legge che aveva regolato il meccanismo dei ribassi delle gare, evitando cioè possibili condizionamenti e che gli importi dei lavori pubblici scendessero vertiginosamente, dal primo gennaio non è più in vigore.
In Sicilia si farà di nuovo riferimento alla normativa che risale al 2011 e che aveva scatenato la protesta dell’Ance, l’associazione dei costruttori, e di decine di altre associazioni datoriali: dati alla mano, quel provvedimento aveva creato un aumento esponenziale dei ribassi d’asta giunto lo scorso anno a una media regionale del 36,8 per cento. La riforma varata dall’Ars lo scorso luglio ha riportato la media al 12 per cento: peccato che quella norma era agganciata a una legge nazionale che dal primo gennaio 2016 non è più in vigore. Dunque in Sicilia è tutto da rifare, con l’Ance che chiede un intervento immediato al governo nazionale.
In questo contesto, la crisi nelledilizia si tocca con mano. Negli ultimi sei anni 13 mila imprese in Sicilia hanno sospeso l´attività e si sono persi quasi 100mila posti di lavoro. La Filca Cisl ha reso noti i dati attinenti un comparto che da sempre è stato trainante nell´economia siciliana ma oggi è in profonda crisi soprattutto per il blocco degli appalti pubblici. Il segretario generale nazionale di categoria della Cisl, Franco Turri, ha fatto riferimento preciso al raddoppio ferroviario Palermo – Catania – Messina, “opera che doveva essere cantierata entro lo scorso mese di ottobre, ma di cui non esistono nè progetto esecutivo nè finanziamento” e alla crisi della Tecnis, che con i suoi mille dipendenti è, la più grande azienda siciliana presente oggi nelle costruzioni, con cantieri sia in Italia che all´estero, e oltre 1 miliardo di appalti sia in esecuzione che in portafoglio. “La Sicilia – ha aggiunto il segretario regionale della Filca Cisl – ha urgente necessità di recuperare il gap infrastrutturale trentennale con il resto del Paese. E le cause di questa gravissima recessione vanno ricercate non soltanto nella complessiva crisi del settore ma, in particolare, nell´assenza della politica e nella mancanza di programmi di sviluppo e di una seria programmazione industriale che sta mettendo in ginocchio l´intera economia dell´isola, a partire dei grossi petrolchimici”. Uno spiraglio si vede ed è rappresentato dallo stop al calo di occupati e di commesse per cui il 2016 potrebbe essere l´anno della ripresa, seppur in formato mini.