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Sicilia, maratona Finanziaria: azzoppata Sicilia E-Servizi. Le altre novità

Continua all’Ars la maratona sulla finanziaria. Vediamo le ultime novità

Arriva una doccia fredda per il governo. Va sotto infatti sullo stop alla possibilità di dare appalti informatici a società diverse da Sicilia e-Servizi. Per i servizi informatici, la Regione «può non avvalersi» di Sicilia e-Servizi, società in house, e dunque affidare la gestione a imprese private. Lo prevede una norma della finanziaria (articolo 30), approvata dall’Ars, che modifica quanto previsto dalla legge 6 del 3 maggio del 2001, che all’articolo 78 vincolava l’amministrazione regionale ad avvalersi della Spa pubblica. Il governo su impulso del governatore Rosario Crocetta avrebbe voluto sopprimere il comma della norma, approvata in commissione Bilancio dell’Ars su proposta del deputato renziano del Pd Luca Sammartino, ma è stato battuto in aula con voto segreto, con l’assessore all’Economia Alessandro Baccei che si è rimesso alla volontà dell’aula. Inoltre la competenza sulla Spa passa dalla Funzione pubblica all’Economia. Solo per la fibra ottica quest’anno la Regione ha a disposizione 400 milioni di euro, 300 milioni nel 2017. E sulla vicenda interviene, ovviamente in modo critico, Antonio Ingroia che è a capo della partecipata: «Una babele totale», dice. E poi: «Oc’è qualcosa che non funziona o il governo non ha una maggioranza. È la conferma che i Palazzi della politica sono lontani dagli interessi dei siciliani». Per l’ex pm e amministratore unico di Sicilia e-Servizi si tratta di «un passo indietro, perché smentisce la legge di riordino sulle partecipate e rappresenta un passo avanti verso la speculazione». «Quella norma non c’entra nulla con la finanziaria – aggiunge – modifica la legge istitutiva di Sicilia e-Servizi. Ieri ho lanciato un appello a governo e Parlamento per una scelta di campo: andare nella direzione della legalità e sviluppo con la nuova Sicilia E-servizi, che in questi due anni ha perseguito risparmi fino al 500% o aprire alla speculazione selvaggia del libero mercato in un momento in cui ci sono 400 milioni di euro di risorse Ue». «Prendo atto – dice ancora – che la maggioranza apre alla liberalizzazione selvaggia». Per Ingroia «ci sono tre ragioni per cui il voto dell’Ars rappresenta uno smacco ai siciliani: il primo è che è stata punita un’azienda perché è stata virtuosa; il secondo è che evidentemente i 400 milioni di euro che l’Ue potrebbe destinare all’informatica siciliana fanno gola a molti e affidarsi ai privati significa acquistare, a parità di servizio, a un costo maggiore; l’azienda privata deve trarre profitti, quella pubblica no. Il terzo è che, se ognuno può affidarsi al privato che vuole, viene meno la garanzia di sinergia e interscambiabilità tra vari soggetti della pubblica amministrazione, anche questo a danno dei cittadini». «Evito processi alle intenzioni – conclude – anche se è fin troppo chiaro che torneremo alle opacità del passato».

TESTIMONI DI GIUSTIZIA. E’ polemica su un articolo, il 26, che alla fine viene approvato e prevede lo stanziamento di 288.000 euro a integrazione di un capitolo di spesa, per l’assunzione di ulteriori nove testimoni di giustizia. La norma autorizza la spesa per il 2017 di 510 mila euro in favore dei testimoni di giustizia, attraverso l’assunzione nella pubblica amministrazione. Con un emendamento del governo, illustrato dall’assessore alla Funzione pubblica Luisa Lantieri, entrano nel 2016 negli uffici pubblici altri nove testimoni di giustizia. La norma inizialmente era stata accantonata dal presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, a seguito di una richiesta delle opposizioni. Si sono espressi contro il M5S, secondo cui “si determina un debito fuori bilancio che sara’ segnalato alla Corte dei conti”, Mpa, per il quale “il Viminale deve trasferire alla Sicilia le somme per pagare gli stipendi”, e Lista Musumeci che ha parlato di norma confusionaria.

ECOTASSA. L’ARS ha approvato, tra gli altri, l’articolo 35 della legge di stabilità che regola il tributo speciale per il conferimento in discarica dei rifiuti solidi (Ecotassa), cioè il sistema di misure incentivanti e disincentivanti che verranno applicate ai Comuni in base alla percentuale di rifiuti solidi urbani differenziati che verranno conferiti nelle discariche e negli impianti di trattamento.

Il deputato regionale Girolamo Fazio, capogruppo del Misto, s’è dichiarato contrario alla introduzione di questa norma, almeno nella formulazione con cui è giunta in aula, ed ha presentato una serie di emendamenti soppressivi dei commi che costituiscono l’articolo 35, che però non sono stati accolti.

«Votando questa norma – commenta Fazio – questo Governo e questa maggioranza, hanno caricato sulle spalle dei siciliani decenni di ritardi della classe politica e hanno messo le mani nelle tasche dei cittadini per sanare i guasti prodotti nel sistema dei rifiuti. Belle e nobili le intenzioni dell’articolo 35 ma il sistema di incentivi per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, e soprattutto il sistema di sanzioni per i Comuni che non raggiungono le percentuali di differenziata previste con questa legge di stabilità è, nella realtà, una tassa a carico degli stessi Comuni, e quindi dei cittadini».

«Gli obiettivi che vengono posti per i Comuni in termini di percentuali di differenziata – afferma Fazio, che ha votato contro l’approvazione della norma – sono irraggiungibili ed irrazionali  e sono stati introdotti da questa maggioranza senza che siano state prese in esame le singole realtà territoriali ed urbanistiche che per caratteristiche, anche di tipo organizzativo ed operativo, andrebbero distinte di volta in volta. Se alcuni Comuni non hanno fatto crescere la raccolta differenziata, o non l’anno neppure attivata, non è solo colpa loro. La Regione ed il dipartimento dei rifiuti hanno svolto un ruolo centrale nei ritardi che si sono accumulati e che oggi si chiede vengano scontati dai Comuni. Non è introducendo un sistema sanzionatorio che si incentiva la raccolta differenziata. Soprattutto non è con un sistema sanzionatorio che si può intervenire su un territorio, quello siciliano, che già paga, in ordini ai rifiuti, i tributi più alti in assoluto del Paese. Piuttosto la Regione doveva immaginare percorsi che agevolassero i Comuni nella raccolta differenziata dei rifiuti».

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