Il Giudice di Pace di Palermo, dott. Antonino Cutaia, ha emesso sentenza di assoluzione nei confronti di Lino Buscemi , già dirigente dell’Ufficio regionale di garanzia dei diritti dei detenuti, difeso dall’avv. Fabrizio Biondo. Il processo, durato complessivamente circa tre anni e mezzo, era stato avviato in seguito alla denuncia-querela presentata dall’ex senatore di “Grande sud” ed ex Garante dei diritti dei detenuti ( nominato da Totò Cuffaro) Salvo Fleres. Questi , difeso dall’avv. Chiarenza, si era sentito offeso “nell’onore e nella reputazione” dalle frasi contenute in una lettera del 7.12.2011, a firma di Buscemi, ed indirizzata oltre che allo stesso Fleres anche, per conoscenza, al Presidente della Regione e al Dipartimento regionale della Funzione pubblica.
Lino Buscemi ha così commentato l’assoluzione che lo riguarda:
“Sono soddisfatto. Giustizia è fatta. Crolla definitivamente il castello di menzogne costruite artatamente contro di me. Quando, con buona pace dei causidici che si accreditano come garantisti, si sollevano inutili e dannosi polveroni, alla fine la verità viene sempre a galla e la giustizia trionfa. Resta l’amarezza per le tante sofferenze e disagi, psicologici ed economici, che si è costretti a sopportare per difendersi dalle pianificate aggressioni da parte di soggetti che praticano l’inqualificabile sport di lanciare accuse, ingiuste e prive di fondamento, con lo scopo (non riuscito) di infangare le persone perbene ed oneste anche intellettualmente. Dedico la recente assoluzione ai nove onestissimi ex dipendenti dell’ufficio che ho avuto l’onore e l’onere di dirigere, sottoposti ad una dura prova (sono sicuro che ne usciranno tutti a testa alta!) per effetto di una denuncia costruita ad arte con il solo scopo di danneggiare lavoratori seri e competenti colpevoli di non essere servili e ligi ai voleri del potente di turno. Oggi i suddetti dipendenti sono chiamati a risarcire “danni” singolarmente assai modesti (ciascuno di loro, in presenza di una condanna di primo grado e, dunque, non definitiva , dovrebbero rifondere l’erario per poche centinaia di euro!) e devono subire, inoltre, l’onta mediatica di essere assimilati ai cosiddetti fannulloni. E’ giusto tutto ciò? E, soprattutto, quando si smetterà d’inseguire le ininfluenti “pagliuzze” ? Lo chiedo a quanti fanno finta di non vedere le ‘travi’, ossia le gigantesche problematiche che rendono irredimibile e inqualificabile il potere politico. Impegnato, ormai, solo a distribuire posti, incarichi, consulenze e lauti compensi ad amici e sodali. Ovviamente, tranne in rari casi, con la certezza dell’impunità e di farla franca, perché, tanto nessuno chiederà il conto pur in presenza di fatti truffaldini a forte evidenza pubblica”.
I FATTI. Nella missiva del 7.12.2011 (ma anche in tante altre, inviate ad autorità varie) Lino Buscemi evidenziava un fatto notorio e cioè che l’ex garante Fleres brillava per assenza e, quando qualche volta frequentava la sede di Palermo, anziché occuparsi delle drammatiche problematiche dei detenuti, interferiva, “immiserendo il suo ruolo”, con ripetitive quanto provocatorie e vessatorie “letterine”, sulle legittime ed autonome attività gestionali di competenza, per legge, del dirigente e sui legittimi diritti contrattuali del medesimo. Formulando, al tempo stesso, “improbabili quanto claudicanti, sul piano giuridico, osservazioni che mirano soltanto a reiterare atti e comportamenti aggressivi, ostili e denigratori che continuano ad assumere, ormai in maniera abnorme, forme di violenza morale e psicologica”. Buscemi, sottolineava che “i disservizi, mi consenta, li provoca Lei che ben remunerato (non ha ancora rinunciato, malgrado abbia pubblicamente riferito – vantandosene – il contrario, al suo compenso di euro 100.000,00 annui) rivolge le sue attenzioni a chi lavora nell’esclusivo interesse della Regione con dignità, abnegazione e senso del dovere”.. Sulla medesima denuncia- querela, per i profili relativi alle “assenze” del Garante e alla “presunta rinuncia” del lauto compenso ( complessivamente l’ex senatore Fleres da ottobre 2006 al I° trimestre 2011 ha percepito euro 425.000,00 ! ), si erano già pronunciati 2 P.M. e 2 GIP ( procedimenti n.17753/12 e n.25125/12). Le posizioni di Lino Buscemi e del direttore di Siciliainformazioni Salvatore Parlagreco (entrambi indagati per il reato di diffamazione a mezzo stampa ed entrambi difesi dall’avv. Mauro Torti) su conforme richiesta della Procura della Repubblica di Palermo, sono state definitivamente archiviate, rispettivamente il 13.1.2015 dal Gip dott. Ricciardi e il 27.8.2015 dal Gip dott.ssa Cardamone.
ALTRI FATTI. Anche la signora Gloria Cammarata, dipendente dell’Ufficio del Garante e fidata collaboratrice di lunga data dell’ex sen. Fleres, già consigliere comunale di F.I. a Palermo e candidata (non eletta) alle ultime elezioni regionali nella lista “Grande Sud”, ha presentato una denuncia penale e, contestualmente, depositato atto di citazione al Tribunale civile di Palermo nei confronti dell’avv. Buscemi, sostenendo di essere vittima di atti vessatori, prevaricatori ed abusivi, messi in atto – a suo dire – dal dirigente dell’ufficio Buscemi, che le avevano prodotto “gravi danni psicologici ed economici”. La Procura della Repubblica, dopo accurate indagini, ha presentato richiesta di archiviazione del procedimento nei confronti di Lino Buscemi. Avverso tale richiesta , la Cammarata (difesa dall’avv. Chiarenza), non appagata, ha proposto opposizione reiterando tutte le accuse. Il GIP Giovanni Francolini, dopo pubblica udienza, in data 2.7.2015, ha ordinato, con ampia motivazione, la definitiva archiviazione del procedimento a carico di Buscemi . Restano, in atto, pendenti davanti al giudice civile il giudizio contro Buscemi e quello azionato, successivamente, a buon diritto, dallo stesso contro la Cammarata. Ed ancora, risulta pendente un ricorso proposto da Lino Buscemi, al Giudice del Lavoro di Palermo, per l’accertamento dell’illegittimità della risoluzione unilaterale del contratto d’incarico dirigenziale effettuata dall’ex garante Fleres e per la condanna dell’Amministrazione regionale al risarcimento dei danni patiti in ragione della medesima risoluzione.
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