Sono stati emessi ad Alcamo 6 ordini di carcerazione e un divieto di esercizio professionale dalla procura di Trapani, su indagini della Guardia di Finanza. Uno ha raggiunto l’ex vice-sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, fondatore del movimento Area Democratica e rientrato, da alcuni mesi, nel PSI.
Perricone è finito in carcere assieme a Marianna Cottone, 33 anni, Emanuele Asta 55enne funzionario dell’ufficio di collocamento e Girolama Maria Perricone, 50 anni, cugina di Pasquale.
Arresti domiciliari per la 58enne Francesca Cruciata, commercialista ed ex revisore dei conti del Comune di Alcamo, e per Mario Giardina del 1964. Infine divieto di esercizio di attività professionale a Domenico Parisi, ex consigliere comunale.
L’inchiesta ruota attorno al fallimento di una società, la “Nettuno Soc. consortile arl” che gestiva i lavori di riqualificazione del porto di Castellammare del Golfo. L’impresa, secondo l’accusa, sarebbe fallita fraudolentemente ed ingenti somme di denaro pubblico sarebbero confluite nella “CEA Soc. Coop”.
Pasquale Perricone, che nel marzo scorso aveva ricevuto un sequestro di conti riferibili alla società cooperativa Promosud, che ha sede ad Alcamo e che si occupa di formazione professionale, sarebbe stato a capo di tali operazioni finanziare seppur il suo nome non figurasse in alcun consiglio direttivo.
Sempre secondo l’accusa lo stesso Perricone sarebbe riuscito a corrompere, promettendo incarichi professionali e posti di lavoro, Emanuele Asta, funzionario dell’ufficio di collocamento e, negli anni ’80, consigliere comunale assieme a Perricone,
Il rapporto Perricone -Asta riguarda il filone dell’inchiesta relativo alla formazione professionale. L’ex vice-sindaco avrebbe lucrato sui relativi fondi mediante la creazione di una fitta rete di società, intestate a prestanomi, mentre Asta avrebbe attestato falsamente la regolarità di corsi fantasma.
Si tratta di una maxi-inchiesta in cui, in tutto, sono coinvolte 32 persone per diversi reati: associazione per delinquere, corruzione aggravata, bancarotta fraudolenta, abuso d’ufficio, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata per il conseguimento di finanziamenti pubblici.
Tra i reati contestati a Pasquale Perricone anche quello “di aver lucrato sui fondi stanziati per la “formazione professionale” mediante la creazione di una fitta rete di società (tutte intestate a prestanomi ma di fatto a lui riconducibili) responsabili di aver simulato l’organizzazione di numerosi corsi professionali “fantasma” al duplice fine di ottenere illecitamente ingenti finanziamenti pubblici e allo stesso tempo assegnare posti di lavoro in cambio di favori o altre utilità”.