Nei mesi scorsi avevamo anticipato come la nuova legge elettorale, la n 17, approvata dall’Ars l’11 agosto del 2016, fosse stata pensata principalmente per contrastare l’ascesa del Movimento 5 Stelle. Se nel primo vero test per la legge, il movimento grillino non è rimasto fuori dal consiglio comunale, è solo grazie alla presenza di un altro candidato sindaco al quale era collegata una sola lista che si è attestata pochi punti percentuali sotto i 5 Stelle. Sono passati cinque giorni da quando la commissione elettorale, dopo una settimana di lavoro, ha assegnato il premio di maggioranza per le elezioni di Scicli, primo comune, insieme ad Altavilla Milicia (Palermo), entrambi sciolti per mafia, ad andare alle urne dopo l’approvazione della muova legge elettorale voluta dalla maggioranza che all’Ars appoggia il Governo Crocetta. Per il magistrato non è stato di certo un compito facile (ne abbiamo parlato qui), la situazione che si è profilata a Scicli ha aperto un ampio dibattito e una serie di scenari destinati a fare scuola per le prossime elezioni. A Scicli, la coalizione collegata al sindaco eletto al primo turno, con quasi il 44 per cento dei voti, si è fermata al 38 per cento, un dato che ha spalancato le porte ad una serie di interpretazioni della norma che hanno rallentato i lavori della commissione che alla fine ha preso la decisione dopo una settimana dal suo insediamento. Tutta la partita, come detto, si è giocata sull’interpretazione della norma e, maggiormente, sull’interpretazione del termine “voti validi”. Secondo l’opposizione sarebbe bastato fermarsi alla lettura dell’ultima legge per assegnare i seggi e non dare il premio di maggioranza alla coalizione del sindaco, nello specifico all’art 3, comma ter, quando dice che per ottenere il premio, sia il sindaco che la sua coalizione debbano aver superato il 40 per cento dei voti validi. Stando così le cose, le liste collegate al neo sindaco, avrebbero dovuto farsene una ragione accettando di cedere la maggioranza alla coalizione collegata al sindaco attestatosi al secondo posto, ma la loro tesi, poi confermata dal magistrato che ha presieduto la commissione elettorale, era un’altra: per loro la risoluzione della vicenda andava da ricercarsi non nella nuova legge, ma nella legge n 35 del 1997 modificata e non superata da quella approvata ad agosto che non dà specifiche in merito all’assegnazione dei seggi e all’interpretazione dei voti validi, per tale motivo va presa in considerazione la precedente legge. A sua volta la legge n 35 non argomenta in materia di interpretazioni dei voti validi, pertanto va richiamata una nota esplicativa, la n 154, che specifica come per l’assegnazione dei seggi vadano scomputati i voti delle liste che non hanno superato la soglia di sbarramento del 5 per cento. Considerato, nel caso specifico, che la coalizione in appoggio al primo sindaco non eletto, ha registrato due liste che non hanno superato lo sbarramento, il numero dei votanti si è abbassato consentendo alle liste collegate al neo-sindaco di passare dal 38 ad oltre il 40 per cento. Su queste argomentazioni si è mosso quindi il magistrato che, alla fine, ha assegnato il premio di maggioranza (il 60% dei seggi) alla coalizione del sindaco Enzo Giannone che in consiglio avrà dieci consiglieri su sedici. Per l’opposizione è inconcepibile che per il sindaco vadano considerati validi tutti i voti, ad esclusione delle schede bianche e nulle, mentre per le liste si scomputato i voti dati ai simboli che non superano il 5 per cento, escludendo così una fetta dell’elettorato che è andato comunque a votare dando una preferenza valida.
Favorite le coalizioni alle singole liste
Un altro dato interessante, che sta sollevando molte polemiche che molto probabilmente culmineranno in ricorsi al Tar, è quello relativo all’assegnazione dei seggi dalla quale, con molta sorpresa, sono rimaste escluse delle liste la cui presenza in assise era data quasi per scontata. Dal consiglio di Scicli è rimasta fuori la liste “Progetto Civico per Scicli”, attestatasi all’8,32 per cento, unica lista collegata al candidato sindaco Vanasia che ha raggiunto il 10, 44 per cento delle preferenze. Questo è successo perché la nuova legge tende a favorire le coalizioni e, così, al posto di Progetto Civico per Scicli in Assise è entrata la lista “Scicli Popolare” (costola del NCD) che ha superato di poco il 5 per cento. Per effetto dell’articolo 4 bis della legge elettorale n 17 che stabilisce l’elezione al consiglio del candidato sindaco arrivato secondo, purchè abbia preso il 20% dei consensi, ha perso il posto in Assise anche un’altra lista che ha superato la soglia di sbarramento.
L’esclusione della lista Progetto Civico per Scicli ha salvato, in qualche modo, il Movimento 5 Stelle che, come lista, si è attestata al 10,33 per cento e che avrà quindi un rappresentate (la candidata sindaca) in consiglio. La nuova legge elettorale ha scatenato anche altri dibattiti come, ad esempio, sull’abbassamento del quorum che, secondo alcuni, favorisce l’elezione di sindaci che non rappresentano la maggioranza degli elettori. In questo senso riportiamo l’analisi del voto redatta dal rappresentante del movimento Cambiare Scicli che ha deciso di non partecipare a questa tornata elettorale:
“L’analisi del voto che ragguaglia le percentuali di consenso al numero dei voti validi è ingannatrice, in quanto nasconde la percentuale reale di consenso ottenuta dai candidati sindaco e dalle rispettive liste di sostegno, perché non tiene conto del numero degli elettori aventi diritto di voto. Infatti il numero dei voti ottenuti dal neo sindaco Enzo Giannone è di 5.914 con una percentuale del 43,89 per cento vale a dire 5.914 su 13.474 voti validi, ma se si ragguaglia il numero di voti di 5.914 su 21.945 elettori aventi diritto di voto “la percentuale reale di consenso” risulta il 26,95 per cento. Lo stesso vale per le percentuali dei voti ottenuti dalle liste di sostegno dei rispettivi candidati sindaco. Pertanto il neo sindaco di Scicli rappresenta soltanto il 26,95 per cento dei cittadini, poco più di 1 cittadino su 4, ed è stato eletto con una “legge elettorale antidemocratica” in quanto basta il 40% dei voti per essere eletti, stravolgendo in tal modo il principio fondamentale della democrazia che conferisce il potere di governare a chi ottiene la maggioranza dei voti ossia la metà più uno. E’ evidente quindi che tutti i sindaci eletti con questa legge sono “privi di legittimità democratica” soprattutto quelli eletti con una percentuale inferiore al 50%, come nel nostro caso.
Riteniamo inutile analizzare gli spostamenti di voti tra i partiti e le liste che sostengono questo regime in quanto la maggior parte del materiale umano che lo compone è opportunista, ipocrita e disonesto e quindi cambia soltanto la sigla sotto la quale esso si colloca.