Scicli (Ragusa) Nella ‘Vigata’ di Montalbano si riaccendono i riflettori sulla vicenda della Piattaforma dei rifiuti pericolosi e non in contrada Cuturi. Che la vicenda non fosse chiusa era chiaro, ma dopo la sollevazione popolare e le indicazioni della Regione tutto sembrava prendere una direzione che andava verso l’annullamento degli atti, ma oggi si scopre che non è così. Il Tribunale Regionale Amministrativo, Sez. di Catania, ha infatti dato ragione all’Acif (azienda che ha presentato il progetto di ampliamento) annullando, di fatto, le revoche della Valutazione di Impatto ambientale e, di conseguenza, dell’Autorizzazione integrata ambientale disposte dall’assessorato regionale al Territorio e Ambiente e dall’assessorato Regionale Energia e Servizi di Pubblica Utilità nel maggio del 2016. La Regione aveva revocato le autorizzazioni, rilasciate inizialmente con Decreto 159/Gab del 04.05.2015 con cui l’Assessore Regionale all’Ambiente ha espresso giudizio di compatibilità ambientale positivo, ai sensi e per gli effetti del D.Lgs. n. 152/2006 e con il DDS n. 218 del 03.03.2016 con cui invece l’Assessorato Regionale Energia e Servizi di Pubblica Utilità – Dipartimento Regionale acqua e rifiuti ha rilasciato l’AIA.
La sentenza del Tar supera anche l’atto con cui il Libero Consorzio Comunale di Ragusa ha comunicato all’Acif “la cancellazione dell’attività di recupero di rifiuti pericolosi e non pericolosi in procedura semplificata, iscritta al n.053 del Registro Provinciale Rifiuti, esercitata presso l’impianto di c.da Cuturi, con contestuale divieto di prosecuzione dell’attività stessa, per mancato rinnovo della AUA (Autorizzazione unica Ambientale). Secondo il Tar di Catania, dal momento in cui l’ Acif era divenuta titolare dell’AIA, successivamente al rilascio della V.I.A., non era necessario procedere al rinnovo dell’AUA (presso il Libero Consorzio), poiché l’Autorizzazione integrata ambientale comprende tutte le autorizzazioni concesse con l’autorizzazione unica ambientale.
ll Tribunale Amministrativo dichiara improcedibile il ricorso principale, e accoglie ll ricorso per motivi aggiunti, e per l’effetto annulla i provvedimenti impugnati da parte della regione condannamdo l’Amministrazione e Legambiente al pagamento in favore della ricorrente delle spese di giudizio, liquidate in € 4.000,00, oltre accessori, a carico dell’Amministrazione, e di € 2.000,00, oltre accessori, a carico di Legambiente, oltre al rimborso in solido del contributo unificato.
Per il Presidente Provinciale di Legambiente, Claudio Conti, a fare più male è proprio la condanna al pagamento delle spese anche per una associazione che non era soggetto del ricorso stesso, ma che si è costituita successivamente. «Quello del Tar – dice Conti- appare un provvedimento grave perchè di fatto inficia il fatto che nei procedimenti amministrativi i cittadini possano dire la loro, noi ricorreremo su questo perchè si tratta della lesione dei diritti dei cittadini associati».
Per quanto riguarda il merito della sentenza, Conti si riserva una lettura più approfondita della stessa, «ma da una prima lettura- afferma- pare che ci sia stato un procedimento amministrativo della regione molto, ma molto superficiale, questo magari perchè è stato fatto molto in fretta per pressioni o suggerimenti da parte di qualche deputato che spingeva per prendersi poi i meriti di questa sollevazione popolare».
Nella serata di ieri si è riunito il Comitato per la Tutela della Salute e dell’ambiente, costituito proprio per contrastare la Piattaforma, per discutere della vicenda e studiare le strategie per il contrattacco. «Rispetto al passato – ha dichiarato Giovanni Scifo, presidente del Comitato- siamo più sereni perchè stavolta abbiamo dalla nostra una amministrazione che sulla Piattaforma si è dichiarata chiaramente in campagna elettorale, siamo tuttavia consapevoli che questa è una partita che si dovrà giocare fino al 90esimo minuto»