Per salvare le dune di Marina di Modica non è bastato l’esposto presentato alla Regione, ma serve l’intervento della Commissione Europea. Di questo sono convinti i dirigenti iblei di Legambiente che da anni lottano senza successo contro il cosiddetto progetto spianadune che prevede la realizzazione di un residence a 4 stelle nella frazione balneare modicana con, in aggiunta, un allargamento nell’area dove prima insisteva un ex stabilimento in legno (Itaparica) che all’incirca tre anni fa è stato distrutto da un incendio e che si trova proprio sulle dune che rientrano in area SIC (Sito di interesse comunitario).
L’aspetto che tormenta principalmente chi contrasta il progetto del “Centro turistico Itaparica” è che tutto sembra essere stato realizzato nella norma, quindi, non rimane (ma non è poco) che appellarsi alla violazione delle prescrizioni come previsto dal DRS n 82 del 2007. «Per annullare le opere – dice Giorgio Cavallo, Presidente di Legambiente Modica – secondo quanto previsto dall’articolo 3 dello stesso decreto, basterebbe la violazione di una sola prescrizione, noi ne abbiamo segnalate almeno cinque e abbiamo posto dubbi su almeno altre cinque prescrizioni».
Del Progetto Turistico Itaparica si parla da anni, del caso si è occupato anche il Fatto Quotidiano che ha posto l’accento sulla società titolare del progetto, la “Portosalvo Due” gestita dalla famiglia Minardo. Scrive il Fatto Quotidiano:
Dietro al progetto il cui nome ufficiale è Centro turistico Itaparica della società Portosalvo Due, c’è Nino Minardo e la sua formidabile famiglia: Saro, il padre, Riccardo, lo zio, e Raimondo il fratello. Saro detto “il petroliere”, è il capostipite e il cervello della dinastia. È detto il petroliere perché proprietario di numerose pompe di benzina nell’isola, un tempo anche in accordo con la Tamoil, e poi perché le sue fortune cominciarono distribuendo a scuole, ospedali e edifici pubblici il gasolio prelevato dalle raffinerie di Augusta. Saro è uno che dà dal del tu ai ministri che ospita volentieri nella sua villa di Modica con annesso eliporto. A fargli visita sono andati pezzi da novanta della politica siciliana: Angelino Alfano, ora ministro degli Esteri, e Renato Schifani, uno dei big con Silvio Berlusconi imperante, poi presidente del Senato.
Il fratello di Saro, Riccardo, è stato invece senatore e deputato di Forza Italia, poi passato con Raffaele Lombardo, infine eletto anche all’Assemblea siciliana e nell’aprile del 2011 arrestato con le accuse di associazione a delinquere, truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato, per una presunta “gestione privatistica” di fondi europei. Nei suoi confronti era stata aperta un’altra inchiesta, per una presunta truffa all’Inps – che aveva coinvolto 66 indagati – e che è approdata ad un’assoluzione in primo grado. Poi ci sono i giovani Nino e Raimondo. Quest’ultimo ricalca le orme petrolifere del padre, è socio di una società che gestisce la nave cisterna galleggiante collegata alla piattaforma Vega A che succhia petrolio in mare al largo di Pozzallo. Nino, infine, ha raccolto il testimone dallo zio Riccardo e anche lui si è buttato in politica, deputato eletto nelle liste del Popolo delle libertà poi passato all’Ncd con Alfano. Come lo zio, anche Nino ha i suoi guai con la giustizia essendo stato condannato nel 2011 in primo grado con il rito abbreviato ad un anno di reclusione per abuso d’ufficio e nonostante ciò ricandidato alle elezioni di due anni dopo. Quella condanna, scontata fino a otto mesi, è poi stata confermata dalla Cassazione nell’aprile del 2014.
Alle accuse del giornale hanno replicato i componenti della famiglia Minardo specificando che:
I sigg.ri Riccardo Minardo e Antonino Minardo sono totalmente estranei alla società PortosalvoDue s.r.l. e non partecipano in alcun modo, neppure indirettamente, al progetto edificatorio in atto a Marina di Modica;
-Totalmente destituita di fondamento e l‘asserzione Secondo la quale la casa di proprietà del sig. Rosario Minardo sia una villa con annesso eliporto;
-Totalmente falsa è l‘asserzione secondo la quale il progetto di edificazione abbia usufruito di una qualsivoglia variate al piano regolatore;
-Totalmente falsa e calunniosa è l‘asserzione secondo la quale le strutture in corso di costruzione vengano realizzate fuori e oltre i limiti previsti dai permessi.
Per Legambiente oggi la priorità è salvare le dune, ma la Regione non ha dato le risposte sperate, così l’associazione degli ambientalisti, con l’avallo del presidente nazionale, Stefano Ciafani, ha deciso di presentare esposto direttamente alla Commissione Europea.
«Grazie all’attività del nostro circolo – spiega Ciafani- abbiamo cercato di lavorare ai fianchi della Regione, purtroppo non abbiamo raggiunto gli obiettivi sperati e abbiamo deciso cosi di alzare il livello».
Nei giorni scorsi è partita una segnalazione indirizzata al Segretario Generale della Commissione Europea perchè, secondo Legambiente, il progetto sulle dune di Marina di Modica è in “palese violazione delle direttive che tutelano gli habitat naturali a partire dai Siti di Interesse Comunitario”
«Abbiamo chiesto – ha sostenuto ancora il direttore nazionale di Legambiente– alla Comunità Europea di fermare questo progetto che è assolutamente inaccettabile»
Per quanto concerne il Comune di Modica, invece, dalle carte sembra che sia tutto in regola, ma per il presidente locale di Legambiente, l’amministrazione non può rimanere indifferente riguardo questa vicenda e avrebbe avuto sia le motivazione che gli strumenti per fermare i lavori.
«Mi è capitato di interloquire con il dirigente dell’ente – afferma Cavallo- ma loro in qualche modo si tirano fuori dicendo che non sono competenti, a mio avviso non sarebbe così perchè avrebbero pure loro delle competenze o quantomeno la possibilità di sospendere in attesa che gli organi di competenza verificassero le prescrizioni».
Giorgio Cavallo si dice perplesso anche in merito all’operato della Forestale, l’organo deputato alla tutela delle aree protette: «c’è stato un sopralluogo effettuato nel mese di agosto dalla Forestale che mi viene anche difficile da commentare – spiega il presidente locale di Legambiente- perchè punta l’attenzione sul fatto che quella non è un’area a vincolo idrogeologico, ma nessuno aveva avanzato di questi dubbi, per il resto nel verbale, per me molto vago, si legge che tutto va bene»
Le dune di Marina di Modica sono inserite nella rete Natura 2000 che è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione,per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
Comments are closed.