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I 25 anni della Dia

Collaborazione, coordinamento e sinergia. Sono state queste le tre parole chiave più usate in occasione dell’evento celebrativo del Venticinquennale della Direzione Investigativa Antimafia che si è svolto nella Sala Koch di Palazzo Madama.

Ad aprire gli interventi è stato il presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha ricordato gli esordi della Dia quale strumento interforze “pensato e fortemente voluto da Giovanni Falcone che lo aveva immaginato come la trasposizione a livello nazionale del pool antimafia con cui si lavorava già da tempo a Palermo”. Durante la conferenza sul tema “I venticinque anni della D.I.A.: strategie evolutive nell’attività di contrasto alle organizzazioni criminali” il direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla, ha ricordato l’importanza di seguire l’esempio di Falcone e Borsellino che “da padri fondatori della Dia, ci hanno lasciato un importante metodo di lavoro: per affrontare la criminalità organizzata bisogna cogliere i nessi, anche quelli apparentemente slegati, fra i fatti. E questo – ha affermato – è quello che abbiamo cercato di fare in questi primi 25 anni di attività, ricchi di successi e ostacoli, che hanno portato la Dia a conquistarsi il ruolo di centralità servente, nonostante sia ancora un modello organizzativo perfettibile”. E proprio nell’ottica di questa perfettibilità, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha fatto un appello a tutte le forze di polizia chiedendo di mandare alla Dia gli uomini migliori “anche in vista della rivoluzione digitale che ha fatto nascere l’esigenza di tutela nei confronti di crimini prima sconosciuti, come il cyber terrorismo”.

La presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha sottolineato che “l’apparato investigativo e giudiziario del nostro Paese è di grandissima qualità, un modello per tutto il mondo, nonostante non sempre sia facile far convivere tutti insieme. Nessuno ha supplenti nella lotta alla mafia – ha ammonito Bindi – per cui è indispensabile che ognuno svolga il proprio ruolo”. E’ stato poi il capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli a definire la Direzione Investigativa Antimafia come “un laboratorio in cui le diverse forze di polizia collaborano nella loro pluralità, che è una ricchezza”. Mentre il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, ha ricordato l’importante protocollo di intesa sottoscritto dalla Dia con la Direzione Nazionale Antimafia “a conferma della sinergia per accelerare i tempi delle indagini”. Verso il superamento della particolarità dei singoli stati nazionali, guarda il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ha ribadito l’importanza della “battaglia, ancora infruttuosa, per costruire una procura europea che sia messa nella condizioni di fronteggiare anche il terrorismo internazionale”.

Nel corso della celebrazione, moderata dal giornalista Franco Di Mare, è stato presentato il volume intitolato D.I.A.rio del venticinquennale, a cura della giornalista Eleonora Daniele che raccoglie varie testimonianze del lavoro di questi anni della Direzione Investigativa Antimafia.

“La vera forza sta nell’unione”, questo il motto della giornata celebrativa dei 25 anni di attività della Dia anche secondo i comandanti generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, Tullio Del Sette e Giorgio Toschi.

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