Realizzazione avviata nel 1985, conclusa nel 1994, l’anno dopo iniziata la rimodulazione degli spazi interni, nel 2015 ultimata la messa a norma. Sono le tappe di un obiettivo non raggiunto e dopo trenta anni il Nuovo museo regionale di Messina continua a restare chiuso. Spesi 11 milioni di euro, 8 erogati dalla Regione e 3 provenienti da fondi europei. Da un paio di anni si annuncia come imminente l’apertura ma si continua a rimanere in attesa di definire ulteriori interventi di adeguamento e allestimento e pianificare la gestione di una struttura che si prospetta la più importante del sud d’Italia. L’assessore regionale ai Beni culturali e ambientali Carlo Vermiglio ha dato l’ennesimo termine, stavolta ha parlato di una definizione di tutti gli adempimenti entro la fine dell’anno. Significa che finalmente si troveranno le risorse necessarie? L’impossibilità di reperire finanziamenti è stata finora la giustificazione avanzata dalla politica le cui priorità non sempre sono espressione di lungimiranza e progettualità a vantaggio dei territori. Così è partita “Apriti Museo”, una campagna nazionale lanciata da un gruppo di artisti ed intellettuali messinesi su facebook che in pochi giorni ha raccolto centinaia di sottoscrizioni. L’appello al presidente della Regione Rosario Crocetta di attivare tutte le procedure possibili adesso è stato fatto proprio dalla consigliera comunale Lucy Fenech, capogruppo del movimento CMdb, con la predisposizione di un Ordine del giorno sottoscritto già da una ventina di rappresentanti del Civico consesso, compresa la presidente Emilia Barrile, ma che probabilmente avrà il consenso dell’intera aula. “Questo documento vuole essere un appello propositivo del Consiglio a sostegno di tutti coloro i quali, a livello regionale, vogliano impegnarsi seriamente, senza più rimandare, per dare alla città l’opportunità di godere di questo patrimonio che rappresenta anche la nostra memoria storica”. Il Museo Regionale, come ricorda il documento, fu progettato e realizzato per consentire una fruizione quanto più esaustiva dell’immenso patrimonio storico e artistico recuperato nel corso degli anni. Il plesso accoglierà opere e manufatti interdisciplinari, testimonianze della Messina prima del terremoto del 1908, insieme ai capolavori di Antonello da Messina e del Caravaggio ed alle sculture del Montorsoli, finora parzialmente fruibili nella sede storica della Filanda Mellinghoff. La presenza di artisti così importanti da sola, sarebbe dovuta bastare per fare superare qualsiasi intoppo e fare arrivare fiumi di denaro e invece abbiamo ad esempio due dipinti del Caravaggio, esposti nella storica sede museale, che solo da poco vengono pubblicizzati nel circuito dei crocieristi. A Bolzano sulla ricomparsa nei boschi di una specie di Orso bruno, che si credeva estinto, sono stati organizzati eventi per intere settimane! Una città strana in una Regione strana. La nuova struttura, che si prevede possa registrare enormi flussi di visitatori e finalmente introiti di grosso impatto per l’economia della città, coinvolge un’area di circa 3 km, con uno spazio espositivo di circa 4500 metri quadri in aggiunta ai 1100 della vecchia sede che continuerà ad essere utilizzata, ed ai circa 5500 metri quadri di area esterna allestita con elementi architettonici della città pre-terremoto, oltre ai depositi ed ai magazzini storici. In questi anni nell’antica sede storica ci sono stati alcuni eventi di alto livello come la mostra sul Futurismo o l’esposizione ancora in corso del Ritratto Trivulzio che sono da considerarsi solo un anticipo di quello che si potrebbe fare con la nuova struttura interdisciplinare. La fruizione della maggior parte dell’immenso tesoro artistico e archeologico custodito nella nuova sede, infatti resta ancora un sogno per la città. un patrimonio di circa 20mila beni (archeologici, numismatici, archivistici, bibliografici, artistici, architettonici). Il Museo rappresenta l’ennesima incompiuta della città- dice Lucy Fenech – anche per l’insufficienza delle risorse diluite nel tempo, in proporzione alle reali esigenze dimensionali della struttura. La realizzazione dell’edificio fu avviata nel 1985, a seguito dell’appalto concorso del 1983, con fondi regionali affidati al Comune di Messina quale Stazione Appaltante, attraverso tre lotti conclusi nel 1994 per un importo di quasi 8 milioni di euro. A partire dal 1995, anno di consegna definitiva dell’immobile all’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, Ambientali, sono stati avviati con finanziamenti regionali e con fondi strutturali dell’Unione Europea, lavori di rimodulazione degli spazi interni e di realizzazione di dotazioni e strutture espositive per un costo complessivo di un milione 200mila euro. Gli ultimi lavori per mettere a norma l’edificio, con un finanziamento europeo di un milione 900mila euro avviati nel 2014 sono stati conclusi nel 2015. Tutti gli allestimenti sono pronti e solo una cinquantina di opere restano da trasferire dall’antica sede storica della ex Filanda ai nuovi locali ma si spera che non si debba aspettare ancora molto per l’inaugurazione per non correre il rischio che, dopo vent’anni dalla conclusione dei lavori del plesso, si debba intervenire per la manutenzione.