Last updated on 28 febbraio 2021
La crisi ha bruciato circa il 15% della ricchezza della Regione, il Pil che non ha smesso di correre a ritroso dal 2008 al 2014. Sette anni vissuti pericolosamente, lontano da ogni orizzonte di ripresa. E il 2015? I segnali di attenuazione della deriva al di qua dello Stretto restano più deboli che altrove. Così afferma la Banca d’Italia. Il suo rapporto sull’economia regionale disegna scenari ancora foschi, con qualche sprazzo di sereno. Va male il manifatturiero, stessa cosa le costruzioni. Si rialzano il turismo e il mercato immobiliare; l’export, che cede fino al 2014, nel primo trimestre 2015 al netto dei prodotti petroliferi rosicchia un +3,5%.
Nella media del 2014 il numero di occupati in Sicilia si è ridotto ulteriormente, sebbene a un ritmo meno elevato: il calo è stato dell’1%, -13.000 unità, a fronte del 4,9% del 2013 quando si ebbero 70.000 addetti in meno. I risultati peggiori hanno riguardato l’agricoltura e le costruzioni (-6,7% e -6,5%). L’occupazione è diminuita solo per la componente maschile, a fronte della crescita di quella femminile dello 0,6%, ha interessato in particolare i lavoratori più giovani fino ai 44 anni, e dipendenti per effetto della riduzione dei contratti a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione si è attestato al 39% (a fronte di una media del 41,8% nel Sud e del dato nazionale del 55,7%).
Il tasso di disoccupazione è aumentato di 1,2%, toccando quota 22,2%, il più elevato in Italia, superato solo dalla Calabria; il dato meridionale è stato del 20,7%, quello nazionale del 12,7%. Per i giovani (15-34 anni) è salito di 2 punti percentuali, piazzandosi al 40,8% (24,4 media Pese, 37,9% nel Meridione. La quota dei Neet è pari al 43,1% (27,4% la media nazionale). Nel 2014 le ore autorizzate di Cig sono diminuite dell’8,4%,ma il calo ha riguardato la componente ordinaria (-29,6%) e quella in deroga (-23,4%), mentre le ore di Cig straordinaria sono aumentate del 17,4%. La contrazione ha interessato solo il commercio e i servizi; invece per l’industria si è registrato un aumento del 27,8% e nella meccanica le ore sono più che raddoppiate.
Il valore aggiunto dell’agricoltura nel 2014 si è ridotto del 4,3%, dopo la modesta variazione positiva dell’anno prima. Quello dell’industria del 3,8%. Secondo l’indagine annuale di Bankitalia condotta presso un campione di imprese industriali con oltre 20 addetti, il saldo tra la quota di imprese con un fatturato in aumento e quello con un fatturato in riduzione è risultato negativo di oltre due punti percentuali, in netto peggioramento rispetto al 2013. Negativo il saldo tra imprese iscritte e cessate per circa 900 unità. E’ proseguito il calo di investimenti, così come è previsto per il 2015, quando invece si attendono dati migliori sul fatturato.
La crisi del settore delle costruzioni è proseguita nel corso del 2014, con una contrazione del valore aggiunto pari al 6,6% e il numero delle ore lavorate si è ridotto del 7,8%. Nel mercato immobiliare, dopo otto anni di buio, c’è stato una modesta crescita delle compravendite dell’1,4%. Cala pure il valore aggiunto dei servizi, -1,4%. Peggiorano i fatturati nel commercio. Mentre è mini boom per il turismo, grazie a una crescita decisa degli arrivi dell’8,8% e delle presenze del 6,1%, con riferimento soprattutto alla Sicilia orientale. Positiva la componente nazionale che è stata del 10%; in rallentamento invece i flussi di stranieri. Sul versante dei trasporti, nel 2014 il numero dei voli da e per l’Isola è cresciuto del 3,2% dopo la stagnazione dell’anno precedente. Il traffico dei passeggeri ha subito una crescita del 6,7%. Una performance regionale trainata dallo scalo etneo che rappresenta oltre la metà del traffico aeroportuale siciliano. Meno performanti i porti.
Nel 2014 è proseguita la dinamica negativa delle esportazioni siciliane, ridottesi del 13,9% (-14,4% nel 2013), a fronte di un calo più contenuto nel Sud (-4,7%) e di una leggera crescita nazionale (2%). La domanda estera di prodotti agroalimentari è però aumentata del 5,3%. E nel primo trimestre 2015 al netto de iprodotti petroliferi, la crescita è stimata attorno al 3,5%.
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