Arriveranno martedì prossimo le prime decisioni del Csm sui magistrati di Palermo coinvolti, a vario titolo, nell’inchiesta di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia.
Per quel giorno sono stati convocati a Palazzo dei marescialli quelli di loro che hanno chiesto di essere destinati a altra sede, per evitare il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale che è stato aperto nei loro confronti. Subito dopo l’audizione, la Prima Commissione deciderà se le loro richieste possono essere accolte.
I convocati di martedì sono i giudici Lorenzo Chiaromonte, Fabio Licata e Silvana Saguto, ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.
L’audizione di Saguto potrebbe però diventare superflua, se domani la Sezione disciplinare del Csm accogliesse la richiesta del ministro della Giustizia e del Procuratore generale della Cassazione di sospenderla dalle funzioni e dallo stipendio. In quel caso quasi certamente la Prima Commissione sospenderebbe l’intera procedura avviata nei suoi confronti per attendere l’esito del processo disciplinare.
Saguto – che nell’inchiesta di Caltanissetta è accusata di corruzione – ha chiesto al Csm di essere destinata alla Corte d’appello di Catania o in alternativa a quella di Milano. Mentre Chiaromonte e Licata hanno indicato per una possibile loro assegnazione i tribunali di Termini Imerese, Trapani e Marsala. Giovedì prossimo saranno invece ascoltati gli altri due magistrati coinvolti nell’inchiesta di Caltanissetta: l’ex consigliere del Csm Tommaso Virga e il pm della Dda di Palermo Dario Scaletta. Dovrebbe essere questo l’ultimo atto dell’istruttoria del Csm, secondo quanto ha stabilito oggi la Commissione – presieduta dal componente laico Renato Balduzzi – in una riunione straordinaria convocata per fare il punto della situazione, alla luce delle ultime carte trasmesse dalla procura di Caltanissetta. I consiglieri hanno infatti deciso di confermare la linea di procedere il più rapidamente possibile. Per questo terminate le audizioni ci sarà il deposito degli atti. E trascorsi i tempi tecnici per la presentazione di controdeduzioni da parte degli “incolpati” , la Commissione proporrà al plenum le sue conclusioni. Il che significa che la parola fine dovrebbe essere scritta nel mese di novembre.
RIFORMA. Si chiude oggi l’esame della proposta di legge sui beni confiscati alla mafia. E’ quanto ha stabilito l’ufficio di presidenza della commissione Giustizia della Camera, tenendo conto della calendarizzazione dei lavori d’aula. La decisione è stata appoggiata da tutti i gruppi, ad eccezione del movimento 5 Stelle che ha votato contro.
“Chiuderemo il provvedimento entro domani –spiega la presidente Donatella Ferranti– per consentire alle altre commissioni di esprimere un parere ponderato su un testo complesso, di oltre 30 articoli, che tratta una materia molto delicata”.
Il provvedimento riforma le misure di prevenzione antimafia, riorganizza ruolo e struttura dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati, e disciplina recupero e gestione dei beni e delle aziende confiscate alla mafia.
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