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Corruzione, Helg condannato. Voto di scambio, assolto Lombardo

Quattro anni e otto mesi di carcere, più l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici: questa la sentenza nei confronti dell’ex presidente della Camera di Commercio di Palermo e vice presidente della Gesap Roberto Helg, arrestato in flagranza sette mesi fa mentre intascava una tangente. Una vicenda che ha avuto un’evoluzione rapida come il processo che si è svolto con il rito abbreviato e si è concluso  con la condanna di Helg. A niente è valso il tentativo dell’imputato di risarcire subito l’imprenditore al quale aveva chiesto una «mazzetta» da 100 mila euro, Santi Palazzolo, che ha rifiutato l’offerta.
Per il pasticcere Santi Palazzolo, titolare di un negozio all’aeroporto di Palermo, Helg non era solo il vicepresidente della Gesap e numero uno della Camera di Commercio. Helg era «un amico». Almeno fino all’inizio di quest’anno, quando Helg chiede all’imprenditore una tangente per mantenere, alle stesse condizioni degli anni passati, il suo spazio nello scalo di Punta Raisi. Il rapporto, inevitabilmente, si rompe. Palazzolo va dai carabinieri che il 2 marzo scorso lo imbottiscono di microspie e incastrano Helg mentre incassa la «bustarella» da trentamila euro e un assegno da settantamila. Soddisfatto il Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e i Pm d’aula – l’aggiunto Dino Petralia e i sostituti Luca Battinieri e Claudia Ferrari – «per la piena tenuta dell’ipotesi accusatoria sia sotto il profilo giuridico che sotto quello della valutazione della prova».

Nella requisitoria l’accusa ha definito la condotta di Helg «emblematica dell’estorsore, una condotta che lascia trasparire inequivocabilmente una familiarità dell’imputato alla commissione del delitto di specie». La difesa dell’avvocato Giovanni Di Benedetto aveva invece vanamente tentato la carta della modifica del reato contestato in induzione indebita a dare o promettere utilità, un’accusa che prevede pene più basse. Helg, che ha partecipato a tutte le udienze, non ha commentato il giudizio del gup Daniela Cardamone, allontanandosi subito dall’aula. Assente il pasticcere Palazzolo che la scorsa udienza aveva raccontato i fatti. «Il 19 febbraio, dopo un mio sms – ha spiegato – Scelta (ex direttore generale della Gesap) era venuto nella mia pasticceria di Cinisi per discutere dei problemi relativi al rinnovo del mio contratto. Disse che io pago il 7 per cento sugli incassi, mentre il gestore unico dell’aeroporto per i servizi di ristorazione paga il 18,27 per cento. Questo divario, a suo dire, aveva determinato malumori all’interno del consiglio di amministrazione della Gesap. Scelta mi spiegò pure che Helg si era lamentato per i mancati introiti della società. Gli chiesi cosa dovevo fare, anche perchè in più occasioni Helg mi aveva detto di essere mio amico. Fu a quel punto che Scelta mi consigliò di andargli a parlare». Sarebbe stato Scelta, a dire del commerciante, a indirizzarlo da Helg: su questo aspetto, e in generale sulla gestione degli appalti al Falcone-Borsellino di Palermo, c’è un’indagine in corso.

LOMBARDO.  L’ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo e il figlio, nonché deputato regionale, Toti sono stati assolti perché il fatto non sussiste.È l’esito della sentenza del presidente Laura Benanti, giudice monocratico davanti al quale è stato celebrato il processo per reato elettorale. I due hanno presenziato all’ultima udienza, che si è tenuta ieri, ma non erano in aula al momento della lettura della sentenza. Era stata richiesta la condanna ad un anno e due mesi per l’ex presidente e a 10 mesi, invece, per il figlio. A dare il via all’inchiesta con al centro le elezioni regionali in Sicilia del 2012 sono state le presunte promesse di assunzione di due persone, una delle quali effettivamente avrebbe poi ottenuto il lavoro.

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