Last updated on 28 febbraio 2021
Facoltà rumena di medicina ad Enna. Arriva lo sfratto. Due mesi a partire dal 24 ottobre scorso per lasciare liberi i locali dell’ospedale Umberto I a Enna. È l’ultimatum dell’Asp 4 al Fondo Proserpina, interfaccia ennese della facoltà di Medicina dell’Università «Dunarea de Jos» di Galati. Lo ha comunicato, in una lettera indirizzata all’Assessorato per la Salute della Regione siciliana il Direttore Generale dell’Asp 4, Giovanna Fidelio.
La lettera, di fine ottobre, è stata inviata anche all’Assessorato regionale per l’Istruzione e la Formazione, al Rettore dell’Università Kore di Enna, ed alla Fondazione Proserpina, ora «Fondo Prosperpina S.r.l.». Proprio quest’ultima «è invitata» nel termine perentorio di due mesi a lasciare liberi i locali del presidio Ospedaliero Umberto I di Enna, concessi Fondo Proserpina S.r.l dalla precedente direzione aziendale.
Amministratore della società “Fondo Proserpina Srl” è l’ex deputato del Pd Vladimiro Crisafulli.
FARAONE. “Sapete di cosa ha veramente bisogno la Sicilia in questo momento per creare condizioni di sviluppo e crescita? Di un corso universitario in Medicina organizzato da una fondazione privata in collaborazione con un ateneo rumeno senza accreditamenti e certificazioni. O almeno così pochi gattopardi continuano a credere. Benvenuti in Europa”. Lo scrive su Facebook il Sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone. “Il riferimento è chiaramente al surreale ‘caso Enna’: la Fondazione Proserpina con la partecipazione dell’Università rumena ‘Dunarea De Joso’ di Galati, ha attivato i corsi dichiarati illegittimi a più riprese dal Ministero dell’Istruzione. Nonostante le diffide si continua ad andare avanti, in modo che definire ‘poco accorto’ è un eufemismo. Per questo abbiamo chiesto come Miur l’intervento del Prefetto di Enna e dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato per bloccare le attività”.
“La Sicilia – continua – non ha certo bisogno di vie d’accesso facilitate, ma di medici ben formati e preparati. Sulla salute dei cittadini non si scherza, e soprattutto non lo si fa per tornaconto personale o per strategie consensuali. Essere ‘in Europa’ è quanto di più distante da queste logiche assistenzialistiche e conservatrici. L’isola ha bisogno di corsi certificati e garantiti, di qualità, che formino medici di qualità. È questo ‘lo spirito comunitario’ e non ha niente a che vedere con partnership dubbie”.
“Quei corsi – aggiunge – non devono né possono partire. Lo hanno dichiarato chiaramente anche due pareri, rispettivamente della Presidenza del consiglio, Dipartimento per le politiche europee e dell’Avvocatura dello Stato. Non siamo qui a fare la guerra a un sistema universitario giusto per spirito di contraddizione. Stiamo agendo contro una proposta di offerta universitaria non lecita. Vogliamo che i ragazzi – conclude Faraone – si formino in atenei qualificati. Da questo dipende il futuro del Paese”.
STUDENTI. Gli studenti sono sul piede di guerra. Infatti, ilcoordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Basta prese in giro! Il caso di Enna è solo l’ultimo di una serie di tentativi di eludere il sistema a numero chiuso previsto nell’università italiana, come ad esempio l’Università di Tor Vergata che da anni prevede, a costi assai elevati, corsi a numero aperto in Albania. La vicenda di Enna va affrontata non come uno scontro tutto interno al PD, tra Crisafulli e il sottosegretario Faraone, ma come una questione di rilevanza nazionale. Va ribadito con forza che non esistono scorciatoie, riservate a chi ne ha le possibilità economiche, per eludere il numero chiuso: va, invece, smontato l’attuale modello”.
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