Per il Giudice Romano De Grazia, Presidente Onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, la legge Lazzati è la madre di tutte le battaglie, lo strumento fondamentale per ripristinare la legalità e mantenere le giuste distanze tra la politica e la mafia. Di una cosa il Giudice De Grazia è certo: l’antimafia può fare più male della mafia. Per lui l’antimafia è quella che gli ha impedito di candidarsi a sindaco di Platì (Reggio Calabria) , un paese molto ostile dove gli scioglimenti per infiltrazioni mafiose sono ricorrenti. «Volevo candidarmi a Platì – dice il giudice – non certo per gloria, ho avuto i miei momenti di soddisfazione e gratificazione ricoprendo ruoli al vertice della magistratura, ma perché avrei voluto dare un contributo per il ripristino della legalità in quel paese pur consapevole dei rischi che avrei corso. Nonostante tutto, il Governo Monti preferì nominare l’ennesima commissione prefettizia, eliminando Platì dall’elenco delle città in cui si sarebbe dovuto votare per le amministrative. «Il fatto – continua il Giudice De Grazia – è che ci sono i professionisti dell’antimafia, quelli che onorano i morti per spillare i soldi ai vivi, se a questi togli la mafia togli il giocattolo dell’antimafia». Romano De Grazia ha parlato della Legge Lazzati in occasione di un convegno organizzato dall’Associazione “Reazione sociale coordinamento in nome della famiglia” a Scicli, un paese gravemente ferito dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose decretato dal Consiglio dei Ministri nell’Aprile del 2015. Il fondatore del centro studi Lazzati, giunto alla soglia degli ottant’anni, ha un sogno: vedere approvata la legge come originariamente concepita. «La legge – dice il giudice- è stata approvata, ma in modo che non venga applicata, così ci si continua a muovere nei meandri del 416 bis e 416 ter che richiedono prove difficoltose da accertare perché, spesso, il rapporto tra politico e mafioso si consolida nel corso degli anni. Le legge promossa dal centro studi introduce il divieto di propaganda elettorale ai sorvegliati speciali, a prescindere dalla prova diabolica, con la “Lazzati” l’acquisizione della prova della violazione è più agevole e immediata attraverso la stretta sorveglianza del malavitoso. «Questa legge – dice ancora il presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione – fa molta paura ai politici, anche se poi mai ufficialmente tutti di dichiarino contro la mafia, nei palazzi che contano in tanti sono contro questa legge».
Molto dubbioso sulla efficacia della Legge Lazzati è l’avvocato e deputato regionale di Forza Italia, Giorgio Assenza, che ammira la determinazione del Giudice al quale organizzerà un’audizione in Commissione Antimafia per poter esporre la sua battaglia, ma allo stesso tempo manifesta qualche perplessità: «Parlo più da Avvocato che da politico – afferma Assenza- sinceramente riscontro delle difficoltà oggettive nell’applicazione concreta della legge»
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