La Sicilia viaggia in controtendenza. L’export verso la Russia nel 2015 ha raggiunto infatti i 25 milioni di euro, registrando un +43% rispetto all’anno precedente. Un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale, dove le vendite italiane verso la Federazione si sono ridotte del 25,2%. I dati, elaborati dall’Associazione Conoscere Eurasia su base Istat, sono stati presentati oggi a Catania nell’ambito dell’XVIII Business Forum italo-russo, organizzato dall’associazione Conoscere Eurasia, Roscongress e dal Forum Economico internazionale di San Pietroburgo, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Banca Intesa Russia. “La Sicilia dimostra che l’innovazione deve e può fare da propulsore alle relazioni economiche con Mosca – ha commentato il presidente dell’associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia Antonio Fallico dal palco del forum -. Da qui bisogna ripartire per aggirare l’ostacolo delle sanzioni e proseguire sulla strada della cooperazione”.
Nonostante un regime sanzionatorio che ha bruciato il 32% delle esportazioni di alimentari e azzerato le vendite in Russia dei prodotti dell’agricoltura regionale, “la Sicilia ha saputo fare dell’eccellenza una via d’uscita e dell’innovazione una chiave d’accesso, facendo leva sulle straordinarie performance di comparti ad alto contenuto tecnologico”.
Secondo i dati presentati al forum, nel 2015 sono stati i settori dell’elettronica e dei macchinari da lavorazione a fare da traino all’export siciliano in Russia. Mentre questi ultimi hanno registrato un incremento delle vendite nella Federazione pari al 184%, il commercio di computer, apparecchi elettronici e ottici Made in Sicily ha ottenuto dal mercato russo un ricavo superiore ai 5,4 milioni di euro, contro i 66mila euro dell’anno precedente. Bene anche il complessivo del manifatturiero (a un soffio da quota 25milioni di export e in aumento del 45% sul 2014), e i mezzi di trasporto, con un tasso di crescita delle vendite in Russia del 443%. A pesare sul segno in negativo dell’interscambio (-45%) è invece la contrazione dell’import siciliano dalla Federazione, sceso del 45,3%. In particolare l’acquisto di prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere dalla Russia si è ridotto di oltre 800 milioni di euro (-39%), e i prodotti petroliferi raffinati sono scesi del 55%.
Al centro dell’attenzione, come sempre, le sanzioni e le controazioni, che, secondo l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergej Razov, “si sono rivelate un’arma a doppio taglio”. “Ciò nonostante nell’ultimo anno ci sono state molte occasioni di dialogo tra Italia e Russia – ha aggiunto Razov, intervenuto al forum -. A partire dalla presenza coraggiosa, l’unica, del ministro Gentiloni alla nostra ricorrenza sui 70 anni dalla fine Seconda Guerra mondiale, dalla visita di Renzi a Mosca e da quella di Putin all’Expo. Ora il Forum economico di San Pietroburgo sarà una grande occasione per consolidare i rapporti. Ci aspettiamo un’importante delegazione italiana, guidata dal vostro premier Renzi”.
Secondo Razov i rapporti commerciali tra i due Paesi potranno ripartire anche grazie al turismo e all’agricoltura, fortemente penalizzata dall’embargo: “Nel 2015 – ha detto – il turismo russo in Italia è diminuito del 40-50%, ma le potenzialità sono notevoli grazie anche ai 3-4 milioni di turisti che quest’anno, per i noti motivi, non soggiorneranno nelle destinazioni top di Turchia ed Egitto”. L’Italia quindi ne deve approfittare, ha sottolineato Razov, “anche con un’offerta più adeguata alla domanda, in particolare con pacchetti più competitivi pensati per la middle-class russa”. Secondo l’ambasciatore anche in agricoltura le prospettive commerciali bilaterali sono notevoli: “Nell’ultima visita del ministro Martina in Russia abbiamo consegnato 29 progetti di collaborazione in materia di agroindustria. Siamo in attesa di ricevere dal ministero – ancora non lo ha fatto ma lo farà – indicazione sui progetti da realizzare insieme. L’obiettivo – ha concluso – è rilanciare l’agrobusiness”.
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