Finanziaria sì, finanziaria no. A palazzo dei Normanni regna la confusione più totale. La manovra è impantana in commissione Bilancio all’Ars che oggi si è riunita per la terza volta ma non ha deliberato nulla, gli uffici non sanno che pesci pigliare. Immersi tra carte ed emendamenti che spuntano e scompaiono come funghi. Il governatore Rosario Crocetta avrebbe voluto approvarla a fine dicembre, ma i tempi stretti e le molte resistenze interne alla sua maggioranza hanno fatto slittare tutto al nuovo anno. Ma quelle resistenze pre-natalizie si sono moltiplicate.
Alla scadenza dell’esercizio provvisorio manca poco più di una settimana e in questo momento appare davvero complicato che l’Assemblea possa varare in tempo la manovra. La proroga del provvisorio è più che una ipotesi, si parla di uno o due mesi, non ne ha fatto mistero neppure il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che ha parlato di questa ipotesi. Dietro alla montagna di emendamenti e ai tira e molla c’è un problema politico tutto interno al Pd. Gli spifferi del Palazzo spingono verso uno scenario che nulla ha a che fare con la sostanza della manovra. Un pezzo consistente del Pd è convinto che il governatore aspetti di incassare il via libera alla manovra per poi utilizzarla come “arma” di pressione nei confronti degli alleati con un solo scopo: ottenere il sostegno alla sua ricandidatura a Palazzo d’Orleans. Col Pd diviso e i venti di scissione che soffiano da Roma, Crocetta sarebbe convinto di poter strappare almeno a un pezzo dei suoi attuali alleati il consenso ad avviare i motori della sua campagna elettorale. E il lancio del movimento ‘Ripartesicilia’ sarebbe propedeutico a questa strategia. Non solo: se il partito si dovesse mettere di traverso, c’è tra i dem chi teme che Crocetta possa azzerare la giunta, formando un governo del presidente per tirarsi la volata fino alle regionali d’autunno. Sospetti che uniscono ‘renziani’ ed ex Ds che però continuano a scrutarsi a vicenda senza avere una linea comune per il post-Crocetta.
Ecco perché sulla finanziaria all’improvviso sono piovuti ben 52 emendamenti, gran parte proposti dal nocciolo duro degli assessori Pd con la ‘benedizione’ dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. Un segnale inequivocabile, riflette un deputato di lungo corso, lanciato al presidente Crocetta. Anche perché molti di quegli emendamenti, era palese, che avrebbero creato più problemi che altro. La mossa poi di ritirarli dopo la riunione dei capigruppo, segnala un altro deputato della maggioranza, rientra in quella partita a scacchi che si sta giocando nella coalizione. Assieme a quegli emendamenti, il governo ha ritirato pure la cosiddetta “riscrittura”, il testo gov.1 voluto dal governatore, che aggiungeva un bel po’ di norme alla finanziaria light che Crocetta aveva trasmesso all’Ars prima di Natale. Ed è proprio dal testo light che i capigruppo hanno deciso di ripartire, buttando al macero il lavoro che per giorni è stato fatto nelle commissioni di merito dove sono stati partoriti altre centinaia di emendamenti, facendo salire la quota a 1.200. Difficilmente però Crocetta accetterà di far passare quel testo leggero rinunciando a norme che gli stanno a cuore.
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