Last updated on 30 gennaio 2021
Sono sempre impietosi i numeri della Corte dei Conti sugli sprechi in Sicilia. Nel 2016 la magistratura contabile ha avviato 121 atti di citazione a giudizio nei confronti di 375 persone per un danno complessivo di 30 milioni. Gli inviti a dedurre, una sorta di avvio delle indagini, sono stati 129 per un danno di 25 milioni.
Sono alcuni dei dati forniti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
A fare il punto dell’attività sono stati il procuratore regionale, Giuseppe Aloisio, e il presidente della sezione giurisdizionale Luciana Savagnone,.
Corte dei conti: 20 citazioni a giudizio per corruzione
Nel 2016 per “vicende corruttive” sono state emesse dalla Corte dei Conti 20 citazioni a giudizio, con una contestazione del danno pari a 3,3 milioni di euro. Tra questi, nove citazioni riguardano la pubblica amministrazione, ma tra queste c’è anche quella arrivata al magistrato Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribuale di Palermo che ha ricevuto anche una contestazione della procura della Corte dei conti per un presunto danno erariale di 40 mila euro per incarichi esterni.
Per contributi pubblici erogati in maniera illecita, 22 milioni di euro sono stati contestati dalla Corte dei Conti per progetti di formazione a Italia Lavoro, la spa partecipata dalla Regione. Sul tavolo della Procura sono arrivati ben 800 denunce di cittadini su presunti illeciti. Secondo Luciana Savagnone “si verificano casi di fondi comunitari assegnati in maniera strana. Qualcosa che non funziona nel sistema c è. Questi contributi sono stati assegnati e riscossi senza controllo da parte di tanti soggetti che si occupano dell’erogazione dei soldi”.
Circa le “consulenze inutili”, tra i nomi di chi ha subito una stangata dalla Corte ne spuntano anche di notissimi. È il caso di Vittorio Sgarbi, condannato insieme all’allora vicesindaco di Salemi Antonella Favuzza, per un danno all’erario di quasi 90 mila euro. La loro colpa? La nomina di sei consulenti esterni per i quali la Corte sottolinea la “carenza di motivazione” e la difficoltà di comprenderne l’utilità.
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