Last updated on 17 gennaio 2021
Il giornalismo visto dalle donne. Diciassette giornaliste si raccontano nel libro “E’ la stampa bellezze” che sarà presentato a Palermo, presso la ex real fonderia alla Cala, il 9 febbraio alle 1o.30. Diciassette racconti in cui le giornaliste parlano di sé stesse, spiegano del perché la loro scelta di diventare giornaliste, i loro momenti più difficili, le loro vittorie.
A presentare il volume sul giornalismo sarà il giornalista Salvatore Cusimano, a moderare l’incontro saranno l’editore Renato Magistro e l’editor Roberta Impallomeni. Sarà presente la curatrice dell’antologia Giusi Parisi e alcune delle autrici.
Le giornaliste autrici dei racconti presenti nell’antologia sono: Alessandra Bonaccorsi, Donata Calabrese, Maria Teresa Camarda, Jana Cardinale, Federica Di Gloria, Ambra Drago, Giada Drocker, Sandra Figliuolo, Laura Grimaldi, Giada Lo Porto, Isabella Napoli, Giusi Parisi, Paola Pottino, Pierelisa Rizzo, Laura Spanò, Daniela Tornatore, Simonetta Trovato.
Parte del ricavato dalla vendita del libro sarà devoluto all’AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
SINOSSI – “E ne vale la pena?”. “Ma almeno ti pagano?”. “Sì, ma il tuo vero lavoro qual è?”.Queste domande – e tante altre – hanno affollato e affollano la lunga e difficile strada professionale del giornalista. È così da sempre, e lo è ancor di più dopo la rivoluzione digitale. È così per tutti, e lo è ancor di più se si è donne. Diciassette giornaliste in diciassette racconti narrano momenti di vita e di carriera vissuta: gli inizi, gli ostacoli, i compromessi, le rinunce, ma anche le vittorie, la passione, gli amori, quel certo “non so che” che le obbliga ancora oggi, a distanza di anni, a non staccare l’orecchio dal telefono e le mani dalla tastiera. Perché il giornalismo, quello vero, era ed è una brutta malattia, una dipendenza difficile da curare, perché nel bene e nel male, facendo il verso al grande Humphrey Bogart, possiamo ancora affermare: “È la stampa, bellezze! E voi non potete farci niente! Niente!”.
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