Le imprese siciliane delle costruzioni da anni vantano crediti per circa 1 miliardo di euro nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Non essendo più nelle condizioni di attendere oltre, anche le aziende dell’Ance Sicilia sono pronte ad ottenere per vie legali il recupero delle somme tramite decreti ingiuntivi, aderendo così alla mobilitazione nazionale del mondo delle costruzioni contro i ritardati pagamenti della Pubblica amministrazione, avviata ieri a Roma con il “D-Day dell’edilizia”, che vede riuniti insieme i costruttori dell’Ance, tutta la filiera riunita sotto Federcostruzioni, gli artigiani, le cooperative e tutto il comparto industriale delle costruzioni.
Ma le imprese dell’Ance Sicilia sono comunque consapevoli, per senso di responsabilità, che una simile azione, considerata l’attuale situazione di bilancio della Regione e degli Enti locali dell’Isola, porterebbe tutte le pubbliche amministrazioni alla dichiarazione di dissesto finanziario.
Per questa ragione l’Ance Sicilia invita il governo regionale a coordinarsi con quello nazionale per varare subito due provvedimenti organici che consentano, il primo, di vendere gli immobili pubblici e quelli confiscati alla mafia o di ottenere finanziamenti garantiti da questo patrimonio, e di utilizzare il ricavato per pagare i debiti con le imprese; e, nel secondo caso, di autorizzare la deroga verticale al Patto di stabilità per le spese in conto capitale, cioè quelle relative a investimenti in infrastrutture e servizi che generano reddito per l’economia locale.
“Solo così – dichiara il presidente dell’Ance Sicilia, Salvo Ferlito – le imprese edili, gravate dalla mancanza di commesse, dalla stretta creditizia e dall’aumento di imposizione fiscale sugli immobili invenduti, potranno evitare la chiusura. In assenza di risposte immediate, saremo costretti ad attivare i nostri legali: a quel punto sarebbero le pubbliche amministrazioni a chiudere”.
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