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Finanziaria Sicilia: Confesercenti attacca la norma sui Confidi

Last updated on 29 ottobre 2022

Un articolo di legge che va contro gli interessi degli imprenditori. Che aumenta i costi per l’accesso al credito e rischia di strozzare le già vessate piccole e medie imprese siciliane. Il grido d’allarme viene lanciato dalla Confesercenti siciliana che punta il dito contro l’art.11 comma 55 della legge regionale n.26 del 9 maggio 2012. Un articolo che prevede l’eliminazione della possibilità di utilizzare la garanzia diretta del Fondo Centrale di Garanzia, come previsto dalla legge 662/96, da parte delle banche, privilegiando il solo circuito dei Confidi. Una scelta che mina lo strumento degli interventi agevolativi pubblici nazionali a favore delle imprese siciliane.

“Un atto che non solo indebolisce il circuito del credito, riservando ai soli Confidi che hanno sede in Sicilia il monopolio del settore – spiega Vittorio Messina, presidente di Confesercenti Sicilia -, ma costituisce una misura che penalizza le banche, le imprese e l’associazionismo”.

In particolare Confesercenti Sicilia che ha creato un’apposita struttura, il Cosvig, che promuove l’utilizzazione della predetta garanzia del Fondo. Da marzo 2007 a oggi Cosvig ha permesso il finanziamento a 4.284 imprese per oltre 320 milioni di euro concessi e garantiti dal Fondo Centrale. Oltre 1700 nel solo 2011. Sempre con tassi e costi complessivi decisamente inferiori a quelli praticati dai Confidi. “Con la nuova legge le imprese saranno penalizzate perché le banche non potranno più godere – aggiunge Messina – di una garanzia Basilea Compliant che copre il 70 % del finanziamento e che è gratuita”.

Niente chiacchiere, ma numeri. Tre esempi. Per finanziamenti a medio e lungo termine ottenuti tramite Cosvig da 20, 100 e 300 mila euro i costi sono stati finora rispettivamente di 400, 2.000 e 6.000 euro. Il costo medio è stato dell’1,84%. Cifre che lievitano, nei tre esempi di cui sopra, in caso di intervento dei Consorzi Fidi, a 1.400, 7.000 e 21.000 euro. I dati sono questi e sono a prova di smentita. Ai costi sopra descritti relativi ai Confidi bisogna considerare anche quello di iscrizione al Consorzio che in media è di 250 euro e l’accantonamento delle somme a “fondo rischi”, pari ad un ventesimo del finanziamento, somme queste che vengono restituite alle Imprese alla fine del pagamento del finanziamento.

“Ecco perché abbiamo già chiesto all’assessore regionale all’Economia, proforresore Gaetano Armao – spiega il direttore di Confeserecenti Sicilia, Salvatore Curatolo – di abrogare il comma 55 ripristinando l’inserimento delle banche tra i soggetti abilitati ad operare con il Fondo Centrale. Non difendiamo né i nostri interessi né quelli dei poteri forti, ma solo le piccole e medie imprese che hanno nell’accesso al credito un indispensabile strumento per resistere al mercato. Siamo certi che l’assessore sarà sensibile alle nostre richieste – conclude Curatolo -. Noi non chiediamo posizioni di monopolio come altri hanno fatto. Chiediamo solo ve vengano rispettate le condizioni del libero mercato, specie in un momento in cui i piccoli imprenditori diventano protagonisti di drammatici episodi di cronaca. Non affliggiamoli ancor di più di quanto non faccia già la crisi economica”.

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