Last updated on 11 settembre 2021
- L’atto di accusa del procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato
- Borsellino ha capito cosa c’e dietro la strage di Capaci ci sono entità esterne a Cosa nostra
- Qualcuno ha deciso di far suicidare processualmente Avola per togliere credibilità ad altre sue importantissime rivelazioni?
- Graviano sta scrivendo sotto dettatura dei servizi, per conto dei servizi
- La strage di Via D’Amelio è ancora tra noi. Non è una storia finita, e i tentativi di depistaggio sono estremamente sofisticati e complessi
Il depistaggio sulla strage di Via D’Amelio in cui morirono il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta è ancora in atto e vi sarebbero numerosi elementi sembrano confermarlo: dalle dichiarazioni del boss Giuseppe Graviano alle confessioni dell’ex killer Maurizio Avola raccolte nel libro pubblicato dal giornalista Michele Santoro. E’ la conclusione cui giunge il magistrato palermitano Roberto Scarpinato ed è riportata nella relazione conclusiva della commissione regionale antimafia guidata da Claudio Fava sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio.
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Il filo del ragionamento di Scarpinato, procuratore generale a Palermo, testimone diretto di quello che fu l’isolamento di Borsellino in quei 57 giorni che seguirono alla strage di Capaci e prima di quel maledetto 19 luglio 1992, è chiaro: “L’opinione che mi sono fatto è che Borsellino deve essere ucciso perché ha capito che dietro la strage di Capaci ci sono entità esterne a Cosa nostra, ci sono spezzoni di Servizi, pezzi deviati dello Stato e annota tutto questo nella sua agenda rossa con uno sgomento che è progressivo e un senso di impotenza che è progressivo perché lui capisce che sarà la mafia ad ucciderlo, ma che ci sono entità superiori che lo decideranno, e dinanzi alle quali ritiene di non avere scampo… c’è un piano ed è un piano non soltanto di Cosa nostra, perché ci sono pezzi interni dello Stato dentro questo piano di destabilizzazione”.
Secondo Scarpinato, “Borsellino ha capito cosa c’è dietro la strage di Capaci. Ha capito che dietro la strage di Capaci ci sono entità esterne a Cosa nostra, ci sono spezzoni dei servizi, pezzi deviati dello Stato e annota tutto questo nella sua agenda rossa con uno sgomento che è progressivo”.
Strage di Via d’Amelio: le bugie di Maurizio Avola
Per quanto riguarda Avola, “adesso, dice che via D’Amelio sta dentro Cosa nostra e nient’altro che Cosa nostra – dice Scarpinato -. Ho letto il libro di Santoro e sono rimasto molto colpito: Avola è quello che sin dall’inizio della sua collaborazione ha rivelato di Enna, mentre nel libro parla di un altro incontro. Com’è possibile che non racconti quello che ha messo a verbale da sempre? La sua versione fuga ogni dubbio di interventi al di fuori di Cosa nostra, compresa la presenza di infiltrati, perché lui era lì travestito da poliziotto, quindi il cerchio si chiude. C’è da chiedersi: è un’operazione ingenua o qualcuno ha deciso di far suicidare processualmente Avola? Quello che colpisce è che questa storia non è finita”. Ma nel caso di Avola c’è qualcosa in più che Scarpinato butta lì nella sua audizione di fronte alla commissione regionale Antimafia: “C’è da chiedersi: è un’operazione ingenua oppure qualcuno ha deciso di far suicidare processualmente Avola per togliere credibilità ad altre sue importantissime rivelazioni, alle quali non posso fare cenno, che avrebbero consentito di identificare uno degli addestratori all’uso dell’elettronica per la strage di Capaci? C’è qualcosa che si sta muovendo oggi, la filiera non è finita e questo spiega perché quelli che sanno i segreti – da Biondino a Graviano, ad altri – non parlano”.
Giuseppe Graviano, il boss che parla sotto dettatura
Altro capitolo è quello di Giuseppe Graviano che, dice Scarpinato, “sta scrivendo sotto dettatura dei servizi, per conto dei servizi, sembra così, insomma. Quindi da una parte abbiamo Graviano, dall’altra parte abbiamo questa vicenda strana di Avola, poi abbiamo altre cose che si scrivono sotto traccia che non posso dire, c’è qualcosa che si sta muovendo oggi. È questa la cosa drammatica, che si sta muovendo oggi, la filiera non è finita e questo spiega anche perché quelli che sanno i segreti da Biondino a Graviano ad altri non parlano e adesso scusatemi se lo dico ma con la nuova sentenza che ha aperto la possibilità di uscire dall’ergastolo con la dissociazione dimostrando la cessazione della pericolosità si apre una nuova stagione, bisogna vedere come andrà, è una battaglia tutta politica. Che accade se il Parlamento non fa in tempo a fare una legge? Che accadrà nelle Commissioni Giustizia? La strage di Via D’Amelio è ancora tra noi. Non è una storia finita, e i tentativi di depistaggio sono estremamente sofisticati e complessi e vengono realizzati anche mettendo in giro delle falsità”.
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