Nel primo decreto legge del Governo della Presidente Meloni si legge che si ritiene
«la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno dei raduni dai quali possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o
la pubblica incolumita’ o la salute pubblica».
Questa è la dicitura completa che alla stampa è stata venduta – e quasi del tutto digerita – come misura di contrasto ai rave. C’era, in effetti, in questi giorni, un rave vicino a Modena.
Solo che la parola rave non compare né nella premessa né nell’articolo 5 del decreto, che in effetti si chiama Norme in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali. E che fa così:
«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000. Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.È sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione».
La norma è molto ambigua.
Cosa significa “raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”? Chi definisce il pericolo?
Per esempio, uno sciopero che disturba, un corteo con più di 50 persone su un terreno pubblico, l’occupazione della Gnk, i presidi No Tav, possono rientrare in questa definizione? Sembra proprio di sì.
Quello che vediamo in questo momento in atto è la perfetta applicazione dello stile emergenziale.
Si prende un fatto che colpisce in qualche modo l’opinione pubblica (il rave), lo si dà in pasto ai giornali e in generale all’ecosistema mediatico, dove ci sono persone che non vedono l’ora di marciare su quel fatto a colpi di indignazione conservatrice (c’è anche chi la pensa diversamente, certo), infine si impone una norma che c’entra con il fatto solo tangenzialmente.
E che allarga l’insieme d’applicazione a molto, molto altro.
Qual è la differenza tra questo decreto che aggiunge un articolo al codice penale e, per esempio, il green pass (ampiamente osteggiato da molti esponenti di questo stesso Governo)?
Semplice: questa norma, se non verrà stralciata nel corso del dibattimento Parlamentare, diventerà permanente. Non ha alcun carattere di reazione a un’emergenza reale (del resto, non esiste alcuna emergenza rave), non è temporanea, né commisurata all’eventuale emergenza, né limitata nello spazio.
Il rave è un pretesto per introdurre limitazioni alla libertà di esprimere dissenso.
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