Last updated on 16 settembre 2021
Calano le presenze degli italiani, crescono e anche parecchio quelle degli stranieri. Ma il sistema turistico del nostro paese continua a essere parecchio in difficoltà poiché l’aumento di arrivi e presenze di cittadini stranieri è avvenuto e avviene in una situazione di estrema debolezza. Gli operatori turistici del nostro paese, in particolare gli albergatori, hanno abbassato le tariffe e ciò ha creato da subito ripercussioni sull’occupazione. Il punto sulla situazione è stato fatto ieri a Taormina nell’ambito della 62^ Assemblea della Federalberghi cui hanno partecipato oltre 200 delegati. “I primi tre mesi dell’anno – ha spiegato il presidente dell’associazione Bernabò Bocca – certificano come il turismo italiano sia in recessione, zavorrato dal drastico crollo della domanda italiana. Ciò ha comportato un diffuso calo delle tariffe alberghiere che pur invogliando in modo quasi scomposto la domanda straniera, ha costretto le imprese a razionalizzare anche i costi di gestione, intervenendo sulle assunzioni sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato dei nostri collaboratori”.
I dati sono relativi al consueto monitoraggio mensile effettuato dalla Federazione (che ha intervistato 1.206 imprese, distribuite a campione sul territorio nazionale) dicono che da gennaio a marzo, c’è stata una preoccupante flessione nelle presenze alberghiere degli italiani: la flessione è stata (rispetto allo stesso periodo del 2011) pari al 3,5 per cento. Nello stesso periodo c’è stato un incremento del 9,1% di pernottamenti (rispetto allo stesso periodo del 2011) degli stranieri e ciò, secondo Federalberghi, denota come il sistema turistico italiano abbia potenzialità enormi. Eppure, spoiegano gli operatori, il turismo straniero non porta grandi benefici perché è fortemente caratterizzato dai gruppi, che portano grandi numeri di presenze ma producono scarsi incrementi di fatturato a causa di tariffe a pacchetto dettate al ribasso dai grandi tour operator internazionali, pronti a sfruttare la scia della crisi mondiale. Negativo il consuntivo delle settimane bianche ha chiuso con un -16% di vacanzieri ed un -31% di giro d’affari e quello di Pasqua ha fatto segnare un -10% di vacanzieri e un -4% di giro d’affari.
“Ci sono segnali evidenti di uno stato di crisi del settore – dice Bocca – che se non immediatamente supportato da iniziative specifiche, potrà costituire un ulteriore tassello in meno per l’economia nazionale. Il turismo rappresenta infatti, a regime, il 10% del prodotto interno lordo ma di questo passo rischiamo di perdere almeno un punto percentuale, che aggraverebbe ulteriormente il Pil 2012 già previsto dal Fmi al -1,9 per cento. Inoltre, se la tendenza al ribasso dovesse rimanere per l’intero anno, i 2 milioni di persone che lavorano nel settore subirebbero un calo di almeno 50 mila unità“.
Le ripercussioni sull’occupazione, secondo i dati di Federalberghi, sono evidenti: c’è un calo generalizzato del -2,5% (rispetto allo stesso trimestre del 2011) dei collaboratori alberghieri, con una flessione del 2,3% per i lavoratori a tempo indeterminato ed un parallelo decremento del 2,7% per i lavoratori a tempo determinato, che testimonia “come il calo della componente turistica italiana si sia riverberato sulla forza lavoro occupata” spiegano gli operatori turistici. “C’è l’urgenza di misure straordinarie – sollecita Bocca – volte a fermare l’emorragia di lavoratori e l’istituzione di un tavolo tecnico col Governo per studiare forme di rilancio del settore e dell’immagine Paese. Se dovessimo fallire un simile obiettivo potremmo compromettere una delle poche attività economiche che pur in anni di crisi epocale, è riuscita a mantenere alto il nome dell’Italia nel mondo”.
Sistema turistico: oltre ai dati congiunturali altri problemi
Anche perché, sostengono da Federalberghi, oltre i dati congiunturali ci sono altri problemi che appesantiscono il sistema e in particolare le misure varate per far quadrare i conti dell’impresa Italia e che, dicono gli albergatori, rischiano di rappresentare un ulteriore pesantissimo aggravio per le imprese turistiche: l’Iva dal 1° ottobre di quest’anno rischia di passare per il turismo dal 10% al 12% e affiancata all’Imu, nella sua rinnovata versione, potrebbe provocare per le sole imprese ricettive 600 milioni di euro di aggravio fiscale.
C’è poi l’Imposta di soggiorno che, dicono gli operatori, “applicata a tutti i comuni turistici uccide la gallina dalle uova d’oro, in quanto scoraggia il turista che soggiorna e porta ricchezza reale al territorio. Essa appesantisce le tariffe alberghiere, rendendole meno competitive e fa perdere complessivamente attrattività alla località“. Se è utile la tassa di sbarco nella versione recentemente approvata dalla Camera è paradossale che siano stati soppressi i Buoni Vacanza Italia che “erano nati due anni or sono per favorire le famiglie meno abbienti ed incentivare il turismo in periodi di bassa stagione. La loro cancellazione creerà un danno generalizzato”. Infine la riforma del lavoro: “L‘aggravio dei costi e la stretta sulla flessibilità in entrata penalizzano fortemente le attività turistiche. Va inoltre rivista la definizione di stagionalità, che non dipende unicamente da fattori climatici e in ogni caso non può essere ancorata ad una normativa definita nel 1963 quando la situazione del mercato era completamente diversa”.
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