CATANIA – Entro la fine di luglio gli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri, e l’Ance di Catania presenteranno alla Regione Siciliana un documento tecnico che illustri le iniziative possibili e subito fattibili per riavviare la progettazione e i cantieri di opere pubbliche, a vantaggio di tutto il territorio dell’isola. I professionisti hanno infatti le idee chiare, com’è emerso dal confronto di ieri (4 luglio), all’Aga Hotel di Catania, con amministratori pubblici e autorità politiche.
Cosa chiedono nello specifico? Questi i punti che sintetizzano le richieste avanzate dai presidenti Giuseppe Scannella (Architetti Ct), Santi Maria Cascone (Ingegneri Ct), Nicola Colombrita (Ance Ct): «È importante innanzitutto ridurre i requisiti per partecipare ai bandi, in termini di fatturato e di prestazioni, perché al momento l’accesso alle gare viene così negato alla quasi totalità dei professionisti, soprattutto giovani. La seconda istanza – hanno spiegato – è l’istituzione di un fondo di rotazione all’interno dei bilanci, cioè lo stanziamento di un capitale subito impiegabile che verrà ripagato con l’ottenimento delle risorse europee, così da far circolare economia utile e consentire alle amministrazioni di dotarsi di un parco progetti. Terzo punto: l’eliminazione delle procedure di gara a massimo ribasso, che sviliscono qualitativamente ed eticamente l’attività professionale. Una richiesta fondamentale è inoltre la semplificazione burocratica, per alleggerire il peso economico e lavorativo che grava su amministrazioni e professionisti. A fronte di un sistema oggi “ingolfato”, le procedure telematiche consentirebbero di andare avanti più velocemente e con maggiore trasparenza. Un altro cambiamento possibile – hanno continuato – è posticipare la richiesta delle garanzie professionali dopo la vincita della gara d’appalto e non prima della partecipazione, perché allo stato attuale ciò implica spese ulteriori per l’ottenimento dei documenti e soprattutto un forte scoraggiamento per i neo professionisti. Chiediamo poi l’introduzione di regole di rotazione per l’ottenimento degli incarichi, per aumentare le opportunità lavorative. Infine, auspichiamo la valorizzazione delle professionalità locali, perché anche questo significa difendere il nostro territorio».
Qual è stata la risposta dei rappresentanti della politica? Per l’europarlamentare Giovanni La Via: «le migliori procedure per ottenere e utilizzare i fondi elargiti dalla Comunità sono quelle trasparenti e semplificate, garantendo l’accesso a tutti in egual misura». L’assessore regionale alle Infrastrutture Nico Torrisi ha annunciato di voler «sfruttare il dialogo con i professionisti come consulenza per l’amministrazione», sottolineando anche come «i cantieri di molte opere siano già ripartiti, e altri sono in procinto di essere sbloccati, ad esempio quelli delle infrastrutture stradali previsti nel Contratto istituzionale di Sviluppo con l’Anas che sarà sottoscritto a breve». Per il Comune di Catania è intervenuto l’assessore ai Lavori Pubblici Luigi Bosco, il quale ha evidenziato tre vie d’azione: «Nell’ambito della programmazione degli interventi comunali la prima linea è quella del project financing, la seconda è l’adeguamento e la messa in sicurezza degli edifici, mentre l’ultima è quella dei finanziamenti europei 2014/2020».
L’incontro – moderato dal giornalista Domenico Tempio e organizzato in collaborazione con le due Consulte regionali di Architetti e Ingegneri e Ance Sicilia – è stata anche l’occasione per discutere sulla recente circolare n.3 del 15 aprile 2014, con cui si chiarisce – a seguito di un parere della Commissione Europea – che i Comuni in possesso di progetti i cui incarichi ai professionisti sono stati conferiti prima dell’entrata in vigore delle direttive europee del 1992 senza gara di evidenza pubblica, possono essere finanziati con le risorse comunitarie, comprendendo nel finanziamento anche le competenze tecniche. «La scorretta interpretazione della legge – hanno sottolineato i presidenti delle tre categorie – ha quindi causato un blocco delle opere lungo dieci anni. Una situazione di impasse che si viene a creare spesso e soprattutto in Sicilia, dove i tempi amministrativi concessi sono troppo brevi e non gestiti opportunamente per soddisfare le procedure di gara. Ciò obbliga i professionisti ad abbandonare il progetto».
Al tavolo dei relatori erano presenti inoltre: i presidenti delle Consulte Giovanni Lazzari (Architetti) e Giuseppe Margiotta (Ingegneri), il dirigente del Dipartimento Tecnico della Regione Siciliana (assessorato Infrastrutture) Vincenzo Sansone, nonché firmatario della circolare n.3, il vicepresidente Ordine Architetti Salvo Fiorito, il giurista Carmelo D’Urso, i liberi professionisti Salvatore Mirabella e Salvatore Grasso.
Be First to Comment