Dai rifiuti al diesel. E’ il progetto “Waste to Fuel” di Syndial, società ambientale di Eni, presentato oggi a Gela, presso la raffineria. La tecnologia italianissima, maturata e prodotta in casa Eni sarà sperimentata per la prima volta in Sicilia. Si tratta del primo impianto destinato al recupero e alla trasformazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. I rifiuti vengono trasformati in bio olio (14%), che potrà servire in seguito per la produzione di carburanti di nuova generazione e destinato a trasporti marittimi, ed acqua (74%). L’impianto sfrutta la tecnolgia “waste to fuel”, grazie alla quale è possibile produrre energia dalle biomasse ed ottenere acqua come sottoprodotto della lavorazione, è stato spiegato in conferenza stampa. Ed avrà basso impatto ambientale.
“Il Waste to Fuel – ha spiegato Vincenzo La Rocca, amministratore delegato di Syndial – il primo operatore nazionale per le bonifiche ambientali, da’ sostanza alla scommessa di recuperare produttivamente e strategicamente risorse attraverso la realizzazione di impianti che trasformano il rifiuto umido in bio olio, bio metano e acqua”.
Frutto della tecnologia proprietaria messa a punto nel Centro ricerche di Eni per le energie rinnovabili e l’ambiente di Novara, il progetto è attualmente in sperimentazione presso l’impianto pilota di Gela avviato nel dicembre 2018. La parola magica è “Forsu”, acronimo della materia prima necessaria, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, ed è costituita dagli avanzi e dai residui di cibo, ma anche dagli scarti dell’industria agroalimentare: da una tonnellata di materia organica, che include il peso dell’acqua, si possono generare fino a 150 chilogrammi di bio olio che servirà a produrre carburanti di nuova generazione. L’impianto pilota di Gela viene alimentato con 700 chili al giorno di raccolta ‘umida’ per una produzione pari a circa 70 chili al giorno di bio olio.
Grazie alla sperimentazione si potranno acquisire le informazioni necessarie per la progettazione di nuovi impianti su scala industriale che Syndial costruirà in altri siti in Italia, il primo dei quali è previsto nell’area Ponticelle di Ravenna. La prima produzione a Gela si è avuta il 16 gennaio e i primi risultati si pensa di utilizzarli entro sei mesi con la previsione di andare a regime con il primo impianto su scala semindustriale e poi industriale tra il 2020 e il 2022.
“L’obiettivo – ha sottolineato l’Ad di Syndial – è quello di produrre biocarburante su scala industriale, ovvero impianti capaci di trasformare 150 mila tonnellate annue che servono 1 milione e mezzo di persone. Per riuscirci però è necessario che la differenziata sia di ‘qualità’. L’impianto di Gela tratterà rifiuti che arrivano dalla Srr di Ragusa – ha aggiunto -. Per la realizzazione e la messa in esercizio dell’impianto pilota sono stati investiti oltre 3 milioni di euro. La materia prima che verrà utilizzata è la biomassa costituita dagli avanzi e dai residui di cibo, ma anche dagli scarti dell’industria agroalimentare: una tonnellata di materia organica, che include il peso dell’acqua, può generare fino a 150 chili di bio olio attraverso una trasformazione che prende il nome di termoliquefazione”.