La notizia è questa: a Palermo i tabaccai non vendono più francobolli. Non li hanno, non glieli portano. Così raccontano. E può sembrare una cosa di poco conto: chi volete che abbia bisogno di francobolli al tempo delle email? Ma poi in verità non è così perché i francobolli non si usano solo per le lettere o le cartoline ma, ad esempio, anche per mandare libri, piccoli pacchettini, cose così.
E allora, visto che il tabaccaio non ha francobolli che si fa? Si va alle Poste, dicono spazientiti i tabaccai. E hanno ragione di essere spazientiti perché forse la domanda gli viene fatta centinaia di volte al giorno. Ed ecco il punto: acquistare un francobollo è una operazione di sportello come tante altre, come se dovessi versare o prelevare centinaia o migliaia di euro. E invece no devi acquistare solo un francobollo da due euro. O anche meno. Ma il tempo che ci vuole è sempre quello. Che storia: le Poste italiane che aspirano a essere banca si sono ridotte a bottega.
Non sappiamo se anche in altre città la situazione è questa: possiamo immaginare che sia così un po’ dappertutto. Ma c’è una conseguenza: anche chi deve acquistare una cosa da nulla (un francobollo appunto) deve mettersi in coda insieme a tutti gli altri che magari o certamente hanno da fare cose più importanti. Ci si chiede quale sia la logica in tutto questo: al tempo della pandemia, mentre si cerca di evitare assembramenti, e si fanno decreti e decretoni per combattere il virus, lo Stato (i Monopoli) non è in condizione di distribuire ai tabaccai i francobolli? Chiediamo per un amico.