Massimo Di Risio, il patron della Dr Motor che dovrebbe investire a Termini Imerese e prendere il posto dellaFiat, ha chiesto qualche giorno di tempo presentandosi all’appuntamento fissato per stamattina al ministero per lo Sviluppo economico. Una proroga all’ultimatum fissato, appunto, per oggi raccontando ai giornalisti che è in trattativa per trovare un partner. Industriale o finanziario, non si sa. Una notizia che è una “non notizia” considerato che Di Risio aveva già fatto dichiarazioni del genere alla stampa nei giorni scorsi. La verità è che l’imprenditore molisano è in grande difficoltà e non vuole predere l’occasione di incassare a titolo di contributi a fondo perduto per la reindustrializzazione dell’area di Termini una barca di milioni dallo Stato. C’è da dire che il piano industriale, se c’è, non regge: fino a quando la Dr sarà in condizioone di tenere la produzione in Sicilia? Siamo sicuri che è in condizione di farlo oppure si rischia di avere tra un anno gli operai in piazza perché non prendono gli stipendi o addirittura sono già stati licenziati? Chi pagherà, a quel punto, per la presa in giro dei termitani e dei siciliani? Termini Imerese oggi non è solo un agglomerato che ruota attorno alla Fiat. C’è altro e potenzialmente si possono fare tante altre cose: c’è un tessuto di piccole e medie imprese, c’è un bacino che si attende molto dagli interventi infrastrutturali sul porto e dalla costruzione di un Interporto. Eccola l’altra questione che chiama in causa invece il governo della regione: occorre dare un’accelerata agli interventi di natura infrastrutturale affinché si creino le condizioni per attrarre nuove imprese lì dove è grande la disponibilità di aree. Perché una trasformazione industriale è possibile e allo Stato spetta investire sper crearne le condizioni e non per regalare soldi a questo o a quello. L’esperienza della Casmez , delle varie 488 dimostra che la politica delle erogazioni non ha mai dato grandi risultati. Cui prodest insistere?