Al netto dell’antipolitica imperante, spesso alimentata dagli stessi politici, mi chiedo cosa significa fare politica? Per chi, come me, è crescito all’interno delle sezioni di partito, significa studio, approfondimento, confronto e fare in maniera tale che le tue idee possano diventare patrimonio collettivo.
Cosa significa governare? Trasformare in atti concreti, a valenza generale, le idee, frutto del confronto politico. Non voglio nobilitare nulla ma politica e governo dovrebbero essere proprio questo. Il confronto politico si esercita quando posizioni diverse si misurano e ciascuno degli interlocutori tenta di convincere gli altri. Ecco perchè, nonostante siamo nel 2013, continuo a sostenere che destra e sinistra non sono vuoti contenitori o un retaggio del secolo scorso ma, al contrario, rappresentano due modi diversi e contrapposti tra loro di vedere, di interpretare quanto accade nella società. Mi è venuto in mente questo, guardando quanto si è determinato con la scelta (imposta) di abolire l’IMU del 2013. Per esemplificare, sintentizzando, il PDL aveva impostato la sua campagna elettorale con l’impegno di abolire l’Imu mentre il Pd ha sempre sostenuto il principio di equità nella tassazione, così come avviene in tutti i paesi europei, della proprietà immobiliare. Fatto salvo, evidentemente, il principio di salvaguardia della casa di abitazione. Non occorre ripercorrere le vicende, a volte drammatiche, che hanno condotto alla nascita del governo Letta ma fatto sta che il Pdl , anche spinto dalle questioni giudiziarie di Silvio Berlusconi, esercita sul Governo, un subdolo ricatto: o si abolisce l’Imu o ritiriamo la fiducia a Letta, aprendo una crisi dagli esiti imprenvedibili. L’estate appena trascorsa ha visto riempire le pagine dei giornali con le dichiarazioni degli esponenti politici sull’Imu, trasformatasi, ormai, in una battaglia all’ultimo sangue. E’ così che il consiglio dei ministri decide di varare un decreto abrogando l’Imu e introducendo una tassazione diversa sugli immobili, a valere dal 2014. Tutti contenti? Ognuno canta vittoria. E’ l’affermarsi della scelta politica che diventa atto di governo.
Qui, però, nascono e divergono le categorie destra e sinistra. Cosa ci si sarebbe dovuto attendere da una forza di sinistra o che almeno si richiami al riformismo cattolico e socialista? Per prima cosa che, in un paese dove l’80% della popolazione ha una casa di proprietà, chi vive in affito non sia chiamato a pagare la nuova tassa. Invece? Gli inquilini, che avevano diritto a essere tutelati, pagheranno ai comuni la loro quota della tassa dalla quale, per ovvi ragioni, erano esonerati. Prtaicamente contribuiranno a esentare quelli che la casa di proprietà ce l’hanno. Principio di equità? Principio di redistribuzione del reddito? Assolutamente nulla. Quello che, però, sorprende in maniera maggiore è la copertura economica trovata per sostituire il mancato introito derivante dall’abrogazione dell’Imu. E’ in queste cose che si esercitano e si esplicitano le scelte della propria appartenenza politica. Cosa attendersi dal Pd? Il taglio delle agevolazioni fiscali che danno origine all’elusione fiscale, la rimodulazione delle spese per la difesa, il non toccare le risorse destinate ai soggetti più deboli o all’incentivazione delle politiche di sviluppo.
Invece? Nulla di tutto questo. Si scopre che le risorse saranno reperite tagliando:
- il fondo nazionale dell’occupazione. Un fondo che finanzia gli ammortizzatori sociali in deroga, la formazione permanente per i lavoratori occupati, le politiche attive del lavoro. Risorse destinate ad alleviare, per quanto possibile le gravi condizioni in cui versano i disoccupati;
- Il fondo per la manutenzione della rete ferroviaria nazionale, si sarebbe creata occupazione e soprattutto si sarebbero meglio garantita la mobilità dei cittadini;
- Le risorse destinate all’assunzione di personale da adibire alla lotta e al contrasto dell’evasione fiscale. Bellisismo risultato, questo, per il partito il cui leader risulta condannato con sentenza definitiva per evasione fiscale.
Le risorse ulteriormente mancanti, riusultano rastrellate in tutte una serie di leggi di spesa (non necessariamente improduttive) destinate alla sicurezza dei cittadini e agli investimenti produttivi.
Ora, se è vera la premessa sulla destra e sulla sinistra è legittimo chiedersi di che natura è il provvedimento varato?
Non ci girerò attorno e vorrei essere diretto. Un partito come il Pd non avrebbe mai dovuto dare il proprio avallo, nemmeno in una situazione come quella che stiamo vivendo.
Con una parola, lo dico da persona di sinistra, è una vergogna.
E’ la vittoria di Berlusconi, del suo partito su tutti i fronti.
Si potrà litigare sui candidati alla segreteria, sulle regole congressuali ma una cosa è certa, di fronte al Paese il Pd ha perso la sua battaglia.