di Giorgio Livigni
Un’alleanza tra professionisti e Anci, associazione dei comuni, per chiedere alla Regione siciliana di approvare prima possibile una nuova legge urbanistica per adeguare gli strumenti di governo del territorio alle nuove esigenze considerato che le norme attuali risalgono al 1978. La proposta è stata avanzata da Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e presidente di Anci Sicilia, nell’ambito del convegno “Abusivismo edilizio, tra condoni e riqualificazione urbana” organizzato dagli Ordini degli ingegneri (presidente Giovanni Margiotta), degli architetti (presidente Alfonso Porrello) e degli avvocati (rappresentato da Giuseppe Di Stefano) e dal Collegio dei geometri della provincia di Palermo (presieduto da Carmelo Garofalo). Orlando chiederà nei prossimi giorni un incontro al governo regionale per affrontare l’argomento. Una riforma che tutti chiedono ma che non si riesce a fare: lo stesso Giuseppe Trombino, professore di Urbanistica all’Università di Palermo, ha ricordato come si sia arenata la proposta elaborata circa dieci anni fa che era stata anche condivisa dal governo di allora. Intanto il deputato regionale del movimento Cinque Stelle Gianpiero Trizzino ha presentato un disegno di legge che prova ad affrontare il tema (qui il documento: DDL Urban M5S): se ne comincia parlare. Mentre già qualche mese fa all’assessorato al Territorio guidato da Mariella Lo Bello è stato ricostituito il tavolo tecnico per la riforma urbanistica. E’ la volta buona? Difficile dirlo. Anche perché gli interessi in gioco sono veramente tanti. A cominciare, come è stato ricordato da più parti, da quell’articolo 22 della legge regionale del 1978 (più volte modificato e stiracchiato a piacimento nelle varie finanziarie monstre) che consente di fare in verde agricolo tutto ciò che altrimenti non sarebbe possibile fare a causa dei vincoli dettati dal piano regolatore generale.
Il tema centrale resta comunque quello dell’abusivismo, non solo perché il fenomeno è sempre in crescita ma anche per la quantità di pratiche di sanatoria (a valere sulle tre leggi approvate a partire dal 1985: a Palermo le pratiche giacenti sono circa 54mila (gli uffici parlano di 45mila). Una mole di fascicoli da smaltire cui fanno fronte 36 tecnici assunti proprio per curare le sanatorie e che negli ultimi anni erano stati spostati ad altri uffici e ora sono tornati alla destinazione originaria.
Nel frattempo le cose sono diventate sempre di più complicate, anche perché non è semplice sanare un manufatto risalente a venti anni fa. Ma lo sono diventate anche per questioni normative e di sovrapposizione di sentenze, leggi e per la condizione della Sicilia che avendo competenza esclusiva in materia si ritrova a percorrere due binari: uno amministrativo che consente, anche in presenza di sanzioni penali, la sanatoria degli edifici e quello penale, appunto, che invece non è sanabile e dunque chi ha fatto la sanatoria amministrativa magari pagando somme ingenti rischia per esempio di ritrovarsi condannato a demolire l’abitazione. Il paradosso, è inutile dirlo, c’è ed è stato sottolineato nel corso del convegno.
Sul fronte del governo del territorio si segnala l’iniziativa del Comune di Palermo che ha avviato l’iter per un nuovo piano regolatore della città e il Consiglio comunale ha già deliberato le linee generali. Orlando è stato severo sul precedente Prg: «Certe norme – ha detto – sembrano essere state concepite per legittimare atti criminali».