Dura presa di posizione dell’assessore regionale dell’Agricoltura, Nino Caleca, contro l’aumento del 30% dell’accise sul vino Marsala. «E’ necessario – dichiara l’assessore – un intervento per bloccare il provvedimento. Io sono al fianco dei produttori di Marsala». Caleca ha chiesto alla commissione Attività produttive di fare proprio e di trasmettere all’Assemblea regionale siciliana l’ordine del giorno con cui si chiede al Governo e al Parlamento nazionale di bloccare la norma che prevede l’aumento dell’accise sui liquori tipici regionali, tra cui – appunto – il Marsala.
Caleca ha sottolineato alla Commissione il grave danno economico che potrebbe provocare per l’economia del settore l’incremento della tassazione del 30% a partire dal primo gennaio 2015. «Il settore del Marsala – spiega l’assessore dell’Agricoltura – rappresenta per la Sicilia un segmento produttivo molto importante. L’aumento dell’accise, in una misura così significativa ed in un momento in cui si sta cercando di potenziare la presenza dei nostri prodotti sul mercato nazionale e internazionale, rischia di farci perdere consistenti fette di mercato. Il Marsala, come altri prodotti della tradizione agro-alimentare siciliana – prosegue Caleca – rappresenta una di quelle eccellenze grazie alle quali il mondo ci conosce. Occorre, pertanto, mettere in atto tutte quelle misure di salvaguardia che non solo tutelino ed incoraggino la produzione, ma che moltiplichino l’effetto di trascinamento che questi prodotti di punta svolgono come ambasciatori del gusto e dello stile di vita italiano nel mondo».
L’1 gennaio 2014 l’aumento delle accise è è stato di 78,81 euro per ettolitro di Marsala; due mesi dopo è salito a 80,71 euro e dall’1 gennaio 2015 si attesterà a 88,67 euro. Sono 15 le aziende produttrici, fatturano 90 milioni di euro l’anno e danno lavoro ad oltre mille addetti nella filiera. Allargando il campo, gli incrementi delle accise sugli spiriti e sui prodotti intermedi, a livello nazionale, secondo uno studio di Trade Lab per Federvini, avrà un impatto notevole sul fronte occupazionale, con il taglio di oltre 6.700 posti di lavoro in un mercato che già mostra un calo medio delle vendite del 3,7% a volume e del 1,4% a valore. Non solo, ma il maggior gettito ipoteticamente generato dalla crescita dell’accise al 30% risulterebbe neutralizzato dagli effetti derivanti da un’ulteriore contrazione delle vendite pari al -9,4% a volume, con circa 23 milioni di litri persi. Di conseguenza, l’impatto dell’accise sul bilancio pubblico sarebbe nullo, con un saldo netto delle entrate fiscali pari a -2,8 milioni di euro. La filiera degli spiriti in Italia, insieme con quella dei vini, conta più di 340mila strutture produttive con 332.500 lavoratori a tempo pieno. La filiera allargata occupa 1,2 milioni di addetti.
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