La riforma dell’acqua pubblica in Sicilia, alla fine, è stata una presa in giro. L’Ars aveva varato la legge, il governo l’ha impugnata e la Regione Siciliana non si è opposta.
Dopo l’impugnativa da parte del governo nazionale, il termine per costituirsi davanti alla Corte Costituzionale e quindi attivare il «processo» per resistere allo stop romano è scaduto ieri. E l’assessore alle Acque e Rifiuti, Vania Contrafatto, ha confermato in commissione all’Ars che questa è la linea del governo.
A questo punto cade definitivamente un pezzo sostanziale della riforma varata ad agosto. Non ci sono più gli articoli che avrebbero abbassato il costo dell’acqua attribuendo al governo la possibilità di fissare nuove tariffe: una norma che avrebbe creato problemi anche con l’Ue perchè la nuova tariffa non avrebbe contemplato il costo della depurazione. E infatti un provvedimento dell’assessore Contrafatto ha già da tempo confermato la validità delle vecchie tariffe.
Cadono anche molti articoli che avrebbero attribuito ai Comuni vasti poteri. E si tratta di norme che erano state sostenute in aula da un asse trasversale che va da un pezzo del Pd, quello vicino al vice capogruppo Giovanni Panepinto, ai grillini.
E proprio i grillini hanno fortemente contestato la scelta annunciata dall’assessore Contrafatto: «Finisce il sogno dell’acqua pubblica in Sicilia. È un fatto di una gravità inaudita – ha detto Giampiero Trizzino, ex presidente 5Stelle della commissione Ambiente che assieme a Valentina Palmeri ha coordinato i lavori della riforma -. Si vanificano così anni di lavoro e si mortificano le aspirazioni dei cittadini che col referendum avevano dato un’indicazione inequivocabile. Ancora una volta calpestate le aspirazioni dei siciliani».
Secondo la Palmeri: «Questa è la conferma che non c’è la volontà politica di regolamentare il settore dell’acqua in Sicilia e di mettere mano al sistema di potere che controlla il settore grazie all’attuale deregulation. Un fatto che va imputato non solo al governo, ma anche alla maggioranza che lo sostiene».
Forte imbarazzo anche nel Pd. Ma l’assessore Contrafatto replica: «L’acqua in Sicilia è e rimarrà pubblica e la legge approvata dall’Ars lo scorso anno, sia pure impugnata, resta in vigore, tanto che ho recentemente firmato il decreto di delimitazione degli ambiti territoriali. Quindi resistere all’impugnativa, sul piano pratico, non avrebbe avuto alcun effetto. Stiamo presentando all’Ars un disegno di legge che eliminerà i principali aspetti di incostituzionalità e i problemi tecnici che la legge, già in sede di prima applicazione, ha presentato. L’approvazione da parte dell’Ars del nuovo testo farà cessare la materia del contendere, eliminando il contenzioso alla Corte costituzionale prima che si arrivi alla sentenza».
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