Last updated on 7 marzo 2021
Il servizio idrico in provincia di Agrigento (così come in tutta la Sicilia), è affidato a gestori privati nonostante l’esito del Referendum del 2011. La gestione fu assegnata nel 2007 alla società privata “Girgenti Acque S.p.A” in circostanze piuttosto anomale, tant’è che la suddetta società fu l’unica a presentarsi alla gara d’appalto. Il bando di aggiudicazione iniziale era di 30 milioni di euro e dopo due aste andate deserte è stato aggiudicato con soli 5 milioni di euro.
L’anomalia continua già nel 2007, quando 17 dei 43 comuni agrigentini decisero di non consegnare le reti idriche riducendo il numero di Comuni che presero parte, di fatto, all’A.T.O. idrico di Agrigento. Questi comuni, definiti all’epoca “ribelli”, nonostante la Regione avesse sanato la loro situazione attraverso una legge ad hoc (L.R. 2/2013), oggi si trovano ad essere diffidati alla consegnare le reti, sulla base dello “Sblocca Italia” con il quale il Governo Nazionale sembra non voler tenere minimamente in conto l’autonomia siciliana in materia di gestione delle acque.
La gestione della Girgenti Acque oltre ad essere onerosa, frutto di tariffe esose deliberate nel tempo dall’ATO idrico (organismo col compito di controllare il gestore ed essere nello stesso tempo il garante dei cittadini) ha mostrato, e continua a farlo, numerose inadempienze legate alla mancata depurazione delle acque, alla mancanza di regolarità nella distribuzione (nonostante la G.A. si fosse impegnata a garantire il servizio 24 ore su 24, ad oggi la maggior parte dei cittadini agrigentini riceve l’acqua 2-3 volte a settimana), agli interventi inesistenti per ridurre le perdite della rete di distribuzione (ancora oggi superiori al 50%).
Bisogna inoltre considerare la situazione economica-finanziaria del gestore che non gli permette di sostenere il peso e l’impegno di 27 comuni (figurarsi se tutti i comuni avessero ceduto le reti) e i conflitti interni con i soci minoritari che in più occasioni hanno contestato i bilanci fino al punto di ricorrere alla Procura.
Nel corso degli anni, in vari comuni agrigentini sono sorti dei comitati civici per protestare contro le vessazioni e le inadempienze della società G.A. Quest’ultimi, circa un anno fa, hanno deciso unirsi nella battaglia comune, dando vita al “Comitato Intercomunale per la Gestione Pubblica dell’Acqua” (Inter.Co.PA.). Il Comitato è stato costituito per chiedere la risoluzione anticipata del contratto con la G.A. per le gravi inadempienze del gestore, e perché l’acqua torni ad essere gestita pubblicamente, come sancito anche dal Referendum del 2011.
Subito dopo la costituzione, l’Inter.Co.PA è riuscito ad aprire un tavolo tecnico col Commissario Straordinario dell’ATO idrico (ente in liquidazione), Dott. Infurnari, e con alcuni dei Sindaci dei Comuni attualmente sotto la gestione G.A., che condividevano l’obiettivo (realmente o per mera propaganda).
Tuttavia i Sindaci, anziché proseguire per la strada segnata da Inter.Co.PA., ovvero la risoluzione anticipata per inadempienze, che eviterebbe oneri aggiuntivi a carico dei comuni e quindi dei cittadini, hanno preferito intraprendere la strada del recesso del contratto, facendo leva sull’illegittimità dell’ATO idrico, in quanto “mal costituito”, per via dei 17 comuni “ribelli” che non consegnarono le reti a suo tempo.
Il 19 Febbraio ventuno Comuni, attraverso atti d’indirizzo politici-amministrativi dei Consigli Comunali, hanno deliberato la “revoca della gestione delle reti idriche esprimendo la volontà di uscire dall’Ato idrico provinciale chiedendone nel contempo la restituzione delle quote sociali”.
Sebbene Inter.Co.PA condivida, in linea di massima, ogni azione che possa togliere definitivamente la gestione del servizio idrico alla G.A., società mostratasi incapace, inefficiente e arrogante, ritiene che la strada intrapresa, oltre a richiedere tempi lunghi, determinerebbe un carico economico sui comuni, e quindi sui cittadini, per l’eventuale riconoscimento di penali all’attuale gestore.
Ed è proprio per questo che nutre seri dubbi in merito alla recente iniziativa intrapresa dai Sindaci:
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Com’ è possibile che l’ATO idrico sia un organismo inesistente e quindi illegittimo se per 7 anni ha svolto la sua normale attività e approvato numerose delibere (vedi approvazione delle tariffe ecc. ecc.), prima con il consiglio di amministrazione costituito dai Sindaci e successivamente con il Commissario?
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Qualora fosse dichiarato illegittimo chi dovrebbe pagare la penale prevista (circa 30 milioni di euro) per la rescissione del contratto con il gestore?
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Perché non si vuole perseguire la risoluzione visto che le inadempienze sono innumerevoli e segnalate da più parti ?
L’Inter.Co.PA non condividendo la strategia intrapresa dai Sindaci e l’indifferenza del Governo Regionale verso una problematica diventata ormai di natura sociale, ha deciso di organizzare una manifestazione provinciale per il 7 Marzo ad Agrigento, alla quale saranno invitate tutte le amministrazioni comunali, le forze politiche regionali e nazionali, che avranno l’occasione di mostrare le reali intenzioni nei confronti di un problema divenuto ormai insostenibile per i cittadini.
Mentre i cittadini tentando in tutti i modi di far rispettare l’esito chiaro del Referendum del 2011, la società privata Girgenti Acque attua nei loro confronti una politica di terrore, minacciando e cessando il servizio idrico anche a chi, vivendo una situazione indigente, proprio non riesce più a pagare le esose bollette.
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