Advocacy in Italia, i risultati della ricerca Astra-Cbm

Settanta progetti in campo in 26 Paesi, attività svolta in 65 Paesi con 672 progetti curando e donando una vita migliore a 32 milioni di persone. Sono i numeri di CBM, la più grande organizzazione umanitaria internazionale impegnata nella prevenzione e cura delle forme evitabili di cecità e disabilità nei Paesi del Sud del mondo ma che spazia con interventi nell’educazione e formazione, a sostegno delle emergenze e con il microcredito . Un lavoro importante quanto necessario considerato che una persona su 7 nel mondo ha una disabilità (praticamente il 15% della popolazione mondiale), ben 285 milioni di persone nel pianeta hanno una disabilità visiva e di questi 39 milioni sono ciechi di cui 1,4 milioni sono bambini sotto i 15 anni. Non solo: il 90% delle persone cieche vive nei Paesi in via di sviluppo e nell’80% dei casi le cause di cecità si possono prevenire.

Quella di CBM Italia Onlus è una storia lunga: CBM è un’Organizzazione non governativa (ONG) parte di CBM International, organizzazione senza scopo di lucro attiva dal 1908 per assistere, curare, includere e dare una migliore qualitàCBM_infografica (6) di vita alle persone con disabilità che vivono nei Paesi più poveri. CBM opera in Africa, Asia e America Latina in stretta collaborazione con partner locali, sostenendo progetti e interventi di tipo medico-sanitario, riabilitativo ed educativo. CBM raccoglie 11 associazioni nazionali che si occupano di sostenere progetti di tipo medico sanitario, riabilitativo ed educativo, operando soprattutto nei Paesi del Sud del mondo. La mission di CBM Italia è lavorare per costruire una società migliore in cui le persone con disabilità possano sviluppare le proprie capacità e vivere la vita al meglio delle proprie possibilità. CBM Italia lavora per aiutare le persone a rischio disabilità collaborando con i partner locali e, soprattutto, per fare in modo che le persone che vivono nei Paesi in via di sviluppo possano accedere ai servizi sanitari, educativi e riabilitativi di qualità.

Gli strumenti che CBM usa per raggiungere questi obiettivi passano attraverso i progetti sul campo nei Paesi in Via di S
viluppo e la sensibilizzazione e l’informazione dell’opinione pubblica per diffondere le tematiche della disabilità evitabile. CBM crede nell’importanza dell’advocacy come strumento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di dialogo con le Istituzioni, per far conoscere le tematiche legate alla disabilità e promuovere una società pienamente inclusiva: https://www.cbmitalia.org/cosa-facciamo/sensibilizzazione

L’attività di advocacy di CBM Italia Onlus si svolge in due ambiti principali: presso le istituzioni e gli organismi internazionali, grazie anche all’ufficio di Bruxelles e di una rappresentanza di CBM a New York per il lavoro con le Nazioni Unite; con iniziative di sensibilizzazione e informazione in Italia, volte a creare coscienza.

Per approfondire e comprendere meglio qual è l’atteggiamento degli italiani nei confronti dell’advocacy CBM ha commissionato ad AstraRicerche una ricerca sull’advocacy in Italia e, tra il 10 e il 14 maggio 2015, sono state effettuate 1.574 interviste on line allo scopo di verificare l’opinione degli Italiani in merito a tematiche come l’ingiustizia, l’emarginazione e il disagio sociale. Dalla ricerca è emerso che gli Italiani, ai primi posti della classifica delle Buone Cause in cui è giusto impegnarsi, collocano: le categorie vulnerabili (bambini, donne, anziani, persone con disabilità); i Paesi in via di sviluppo (lotta alla povertà, interventi nelle situazioni di crisi ed emergenze, prevenzione sanitaria, progetti educativi e formativi ).

Al tempo stesso l’indagine ha evidenziato come la scelta in favore di un’organizzazione o di un’altra (tra quelle che si occupano di sostenere le buone cause segnalate) sia determinata dai sentimenti che l’immagine stessa comunicata dall’Associazione a scopo benefico è in grado di comunicare al pubblico, prime tra tutte: sentimenti di solidarietà; desiderio di rendere la società migliore.

Gli Italiani, inoltre, hanno dichiarato che i motivi principali per i quali non effettuano donazioni sono rappresentati principalmente dalla diminuzione dei guadagni/redditi, determinata dalla crisi, e la sfiducia circa il modo in cui vengono investiti i fondi raccolti. Elemento che gli intervistati considerano importante per attribuire fiducia ad un’Organizzazione che si occupa di Buone Cause è l’atteggiamento focalizzato sulla volontà di cambiare le cose in positivo piuttosto che suscitare pietà nel pubblico.

Tra le 26 “Buone cause” a cui gli italiani si sentono più vicini al 4° posto ci sono le persone con disabilità. La 10° buona causa a cui gli Italiani si sentono vicini c’è l’intervento in situazioni di emergenza: CBM interviene affinché durante le emergenze le persone con disabilità non vengano lasciate indietro. Durante le emergenze infatti le persone con disabilità sono doppiamente più a rischio rispetto alle altre.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti sull’advocacy leggi il libro  che trovi qui Libro_Advocacy