PALERMO. Appalti per 300 milioni di euro da far partire entro la fine dell’anno. Perché i soldi ci sono e vanno spesi: per rimettere in sesto la città dopo un decennio di amministrazione del centrodestra che l’ha ridotta sul lastrico e per ridare fiato all’economia. Parola di Agata Bazzi, architetto, assessore palermitano con delega, tra le altre cose, al territorio, al centro storico, all’edilizia privata e ai lavori pubblici e alle manutenzioni. Appalti che possono essere avviati anche senza l’approvazione del Piano triennale delle opere pubbliche che la giunta ha recentemente esitato nella sua nuova versione e che ora deve essere approvato dal Consiglio comunale: “In fondo – spiega l’assessore – il piano è un atto amministrativo di routine. In questo caso noi lo abbiamo aggiornato, considerato che non lo si faceva da anni, inserendovi opere che secondo noi, ma soprattutto secondo il programma del sindaco Leoluca Orlando, sono strategiche. Nella prima parte della delibera si trova l’elenco dei temi progetto. E’ importante considerare il programma del sindaco perché lì si trovano le indicazioni politiche di questo piano: per esempio lì dove si dice che la Favorita delle essere il nuovo Teatro Massimo e non solo”.
Qualche tempo fa l’Ance di Palermo, l’associazione dei costruttori, ha avanzato una proposta organica per l’asse Notarbartolo, con una previsione di spesa se non erro di circa 500 milioni e finanziamenti in project financing: era prevista tra l’altro la copertura della ferrovia nell’area Notarbartolo. C’è nei vostri piani?
Quella dei costruttori mi sembra una proposta legittima. Ma non mi sembra che un enorme piastrone Sull’area possa essere una soluzione. Non si capisce quale possa essere il vantaggio per la collettività.
Torniamo ai fondi disponibili per far partire gli appalti: dove li prendete?
Abbiamo circa 100 milioni provenienti dalla delibera Cipe che finanzia gli interventi nel sistema idrico integrato, ci sono poi 47 milioni di fondi ex Gescal residuo di un finanziamento che fu di 200 miliardi di lire e in questo caso abbiamo rifatto l’Apq grazie all’allora assessore Pier Carmelo Russo e faremo interventi su scuole, verde e strade, ci sono poi 120 milioni di fondi Fas per opere pubbliche in città, e 15 milioni provenienti dal Pon scuola.
I fondi ci sono, gli appalti stanno per arrivare. Sembra una situazione idilliaca. È veramente così?
I problemi non mancano. Uno di questi riguarda il personale. Su 2.500 persone che lavorano nel mio settore sono pochi quelli con cui è possibile discutere. Ci sono persone con grande competenza tecnica e con storie professionali interessanti che andrebbero smosse dal torpore in cui un decennio di gestione sbagliata li ha collocati.
Palermo appare immobile, incapace di programmare, fuori dai meccanismi europei. Cosa pensate di fare?
Noi stiamo guardando con attenzione al futuro e soprattutto alla nuova programmazione dei fondi strutturali 2014-2020. Stiamo lavorando al Piano territoriale di sviluppo che non è stato fatto e tutto questo dovrà essere poi integrato con il piano triennale che sarà emendato e che dovrà avere un carattere open, cioè predisposto in modo da poter contenere eventuali nuove indicazioni che verranno.
Per quanto riguarda il project financing cosa avete previsto?
È uno strumento utile cui guardiamo con attenzione. Per ciò che è possibile fare con questo strumento e di certo l’intervento nell’asse Notarbartolo non ci sembra che abbia nulla a che fare con project financing. Abbiamo in programma la costruzione di quattro nuovi parcheggi (in piazza Sturzo, in Via Imera, in Piazza De Gasperi e in piazza Giulio Cesare) e poi c’è il progetto per l’Ostello della gioventù da realizzare nella parte alta del Convento della Sapienza (al piano terra va fatto il centro Borsellino). In questo caso abbiamo avuto un’offerta da parte dell’associazione nazionale degli Ostelli che voleva l’affidamento diretto del Convento ma abbiamo risposto che va fatta una selezione a evidenza pubblica. E poi c’è da realizzare i mercati generali a Bonagia il cui costo previsto è di 50 milioni.
Torniamo all’edilizia privata. C’è stata in passato molta polemica per il mancato sblocco dei piani costruttivi che bloccavano, si disse, circa settemila alloggi…
Cerchiamo di essere chiari: ci facciano delle proposte per la realizzazione in cooperativa di nuovi alloggi grazie al recupero di case pericolanti nel centro storico della città o grazie al recupero di zone industriali pericolanti. Si facciano avanti e poi presentino il programma costruttivo.
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