Agricoltura, aumenta l’occupazione nel Sud ed in Sicilia. Diminuiscono le aziende
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Agricoltura, aumenta l’occupazione nel Sud ed in Sicilia. Diminuiscono le aziende
La Coldiretti, analizzando i dati Istat, relativi al primo trimestre 2012registra una tendenza positiva nel Sud Italia, Isole comprese, un aumento in agricoltura del 3,5 per cento dei lavoratori indipendenti e del 5,2 per cento di quelli dipendenti rispetto allo stesso periodo del 2010.
Globalmente, da Nord al Mezzogiorno, le assunzioni registrano un aumento del 6,7% del numero di lavoratori dipendenti, in controtendenza rispetto all’andamento generale.Merito, secondo Coldiretti, del contributo positivo dato dai voucher, il cui uso «viene ingiustificatamente limitato – sostiene – dalla riforma del mercato del lavoro approvata dal Senato».In ogni caso, l’apporto dato dall’agricoltura è testimoniato da una crescita del 14,2% al Nord, del 5,4% al Sud, mentre il Centro Italia segna una sostanziale stabilità (-0,4%). Si stima peraltro, rileva la Coldiretti, che in agricoltura – settore dove si registra anche la presenza di oltre 100mila immigrati – un lavoratore dipendente su 4 abbia meno di 40 anni. Anche nel 2011 l’agricoltura, con un aumento del 4,5%, aveva segnato la maggiore crescita occupazionale nelle regioni del Mezzogiorno a fronte di un crollo dell’industria del 2,7%.Per quanto riguarda la Sicilia, nel conteggio delle positività vanno inseriti anche i 1.600 insediamenti di giovani imprenditori agricoli incentivati dal Psr 2007-2013 e che in realtà possono essere letti come passaggi di gestione aziendale da padre a figlio.Comunque sia, occuparsi di agricoltura è davvero difficile in Sicilia. Lo dimostra la scomparsa, in appena un decennio, tra il 2001 e il 2011, di ben 100mila aziendeagricole, passate da 320 a 220mila. Dato davvero sconfortante, confermato dalla perdita – tra il 1982 e il 2010 – del 18,1% della superficie agricola utilizzata, come emerge da elaborazione della Coldiretti su dati dell’Istat. Nel 1982 gli ettari in Sicilia erano 1.694.094,13. Nel 2010 1.387.520,77. Si tratta – rileva la Coldiretti – di «un dato preoccupante perché riguarda sia i terreni più fertili che sono stati coperti dal cemento, ma anche le aree marginali che sono state abbandonate perché poco redditizie ed ora sono a rischio degrado per frane o incendi. Occorre difendere il territorio agricolo dal cemento nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali, valorizzando quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli ai quali va riconosciuto un giusto reddito». «L’agricoltura può – afferma la Coldiretti – lanciare, giocare e vincere la scommessa dello sviluppo, ma è necessario integrare il concetto di prodotto agricolo, costruendo un percorso di “sviluppo alimentare” per il Paese fondato sull’identità e sul legame con il territorio. Tutto il contrario delle troppe cattedrali nel deserto, che crollano al venir meno del sostegno pubblico».
I dati Istat, per il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania, «sono segnali di crescita incoraggianti che testimoniano come il tessuto agroalimentare possa davvero rivestire un ruolo centrale nel rilancio di alcune zone storicamente svantaggiate. Il mantenimento dell’Italia al primo posto in Europa per numero di riconoscimenti Dop, Igp, Stg offre l’occasione per riflettere sulle opportunità che il settore primario può offrire all’intero sistema produttivo italiano».