Sui conti siciliani rischia di abbattersi una bella batosta da parte di Bruxelles che vorrebbe riprendersi i fondi europei per l’agricoltura non ancora spesi.
Il Programma di sviluppo rurale 2007– 2013 prevedeva che entro il 31 dicembre scorso venissero spesi due miliardi e 185 milioni messi per l’agricoltura. Da palazzo d’Orleans hanno dichiarato di aver speso il 98% di risorse impegnate, ma dopo che l’Agea, l’agenzia ministeriale che eroga i contributi, ha diffuso i suoi dati si è visto che l’Unione Europea taglierà fondi per 21 milioni e 500 mila euro non spesi nonostante avesse avuto a disposizione sette anni per farlo. Fino a metà dicembre, rischiavano di volatilizzarsi ben 100 milioni di euro ma grazie a una procedura d’impegno delle somme a tappe forzate si è ridotto il danno e, alla fine Bruxelles, ha bloccato solo 21 milioni e mezzo. Di questi 21 milioni ben 15 erano destinati per finanziare agriturismi,energie rinnovabili ed infrastrutture in zone rurali e 5 servivano per i Gal, ovvero le strategie di sviluppo rurale dei comuni. Oltre a questi 21 milioni, la Regione Siciliana rischia di perderne almeno altri 180 milioni che sono stati già erogati a ottomila aziende che si occupano di agricoltura biologica. Soldi che erano stati riconosciuti nel 2012 da un bando che metteva in palio 320 milioni di fondi Ue perl’agricoltura ecosostenibile. Solo che, come racconta l’edizione palermitana de La Repubblica, il Tar ha annullato quel bando, accogliendo il ricorso delle duemila aziende tagliate fuori.
Ora non solo le ottomila aziende vincitrici del bando del 2012 potrebbero essere costrette a restituire i 180 milioni di euro, ma l’intera cifra del bando potrebbe non essere certificata dall’Unione Europea e ciò comporterebbe un nuovo buco compreso tra i 180 e i 320 milioni di euro.
Il rapporto tra la Sicilia e i fondi europei per l’agricoltura è stato sempre molto difficili a causa delle infiltrazioni della mafia che ha cercato più volte di maetterci mano. Gaetano Riina, fratello di Totò, è riuscito ad incassare negli anni – prima di finire in galera nel 2011– fondi europei per 40mila euro. Arriva a 700mila, invece, la fetta di sovvenzioni comunitarie riconosciuta da Bruxelles a Salvatore Seminara, ritenuto il reggente di Cosa nostra a Enna e nell’ottobre scorso i carabinieri del nucleo antifrode di Roma hanno notificato 13 ordinanze di custodia cautelare a imprenditori e dipendenti dell’Agea. Tra gli indagati vi era anche Gianbattista Coltraro, uno dei 90 deputati regionali che stanno analizzando la nuova legge finanziaria della Sicilia.
CORRAO. “Ancora una doccia fredda per gli agricoltori siciliani. Nonostante gli entusiastici annunci sul nuovo PSR da parte del fresco assessore Cracolici, c’è un altro lato oscuro che si nasconde dietro il dato da tutti applaudito del 98% di spesa, ed è il rischio di restituire 180 milioni di euro erogati ad 8.000 aziende siciliane che fanno agricolturabiologica. Dopo la decisione del TAR di rendere illegittimo il bando da 320 milioni per l’agricoltura biologica e l’incredibile immobilità della Regione che non si è neanche degnata di appellarsi alla sentenza, il biologico siciliano rischia il fallimento, ancora una volta per responsabilità amministrative. La vicenda è pericolosissima, perché se la procedura viene considerata giuridicamente illegittima anche le spese certificate saranno giudicate illegittime per l’UE. Faccio quindi appello all’Autorità di Gestione del PSR affinché adotti tutte le misure per evitare questo disastro per il biologico siciliano e non si renda responsabile anche dell’ennesima beffa ai danni degli agricoltori siciliani. Beffa giustamente palesata dalle associazioni di categoria Cia, Confragricoltura e Coldiretti cui va tutto il nostro appoggio”. A dichiararlo è l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao denunciando lo scandalo dei bandi Ue per coltivazioni ecosostenibili, cancellati da una sentenza del Tar, cosa che rischia di mandare sul lastrico oltre 8000 imprese del settore.
“La Sicilia, secondo i dati ufficiali,- spiega Corrao – è riuscita a spendere il 98% delle risorse previste dal Programma di sviluppo rurale 2007-2013, che metteva in palio 2 miliardi e 185 milioni di euro. Questi numeri che raccontano nell’attuazione del PSR, solo apparentemente la parte positiva, hanno però una serie di lati oscuri. Prima di tutto, il disimpegno automatico. Ovvero quel meccanismo famigerato che impone di restituire i fondi non spesi entro il 31 dicembre 2015: un vero e proprio incubo per l’amministrazione regionale, la quale nei mesi precedenti si trovava di fronte il serio rischio di perdere più di 100 milioni di euro. E alla fine la Sicilia è incappata nello spauracchio del disimpegno: dovrà restituire 21,5 milioni di euro, che si volatilizzano perché non sono stati utilizzati nei tempi giusti.Tra le risorse sprecate ci sono soprattutto i 15 milioni non spesi dell’Asse 3 (“Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale”), che prevedeva opportunità di finanziamento per agriturismi, le energie rinnovabili, le infrastrutture rurali, e i 5 milioni previsti per i GAL, dedicati alle strategie di sviluppo rurale dei Comuni, che hanno avuto difficoltà ad anticipare le somme necessarie per la spesa. E poi, come detto l’ultima tegola addosso agli agricoltori è quella dei 180 milioni di euro che gli agricoltori del biologico sarebbero chiamati a restituire a Bruxelles. Non possiamo più permetterci di ridurci all’ultimo momento per spendere i fondi europei. Abbiamo avuto 7 anni di tempo, in cui le regole europee erano chiare e già note. La totale incapacità di amministrazione e di programmazione del Dipartimento Agricoltura e dell’Autorità di Gestione del PSR non è più accettabile”.