BRUXELLES – È stato raggiunto ieri in tarda serata l’accordo che dà, formalmente, il via libera alla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) 2014-2020. Dopo l’accordo politico siglato lo scorso 26 giugno, restavano ancora sul piatto i temi legati alle prospettive finanziarie dell’Unione e al relativo bilancio settennale. Ieri, i rappresentanti delle tre istituzioni europee hanno trovato un punto di incontro che dà così l’ok per il passaggio al voto della Commissione Agricoltura dell’eurocamera lunedì prossimo a Bruxelles.
“Siamo soddisfatti del risultato raggiunto –spiega Giovanni La Via, capo delegazione italiana del Ppe al Parlamento europeo e relatore della riforma della PAC- e vogliamo sottolineare il ruolo decisivo che ha svolto l’istituzione che rappresentiamo per il raggiungimento dell’accordo nella sua forma più complessiva, dopo gli importanti passi avanti del giugno scorso”.
La risoluzione degli ultimi temi sul tavolo è avvenuta al termine del trilogo, cioè l’incontro tra i rappresentanti delle tre istituzioni europee (Parlamento, Consiglio e Commissione). “Abbiamo rispettato la tabella di marcia –sottolinea La Via- e l’approvazione di ieri consentirà l’adozione formale delle norme transitorie entro la fine dell’anno”.
Le norme prevedono tassi massimi di cofinanziamento Ue fino all’85% nelle regioni meno sviluppate, ultra periferiche. “L’innalzamento della quota di cofinanziamento per i progetti di sviluppo rurale dal 75% all’85% -spiega l’eurodeputato- è un buon passo avanti per far sì che le regioni meno sviluppate possano presto mettersi al passo con le altre zone europee e ridurre il gap produttivo e di sviluppo”. Tra le novità introdotte vi è la “possibilità, per gli Stati membri, di trasferire fino al 15% dei propri pagamenti dal primo pilastro alla dotazione per lo sviluppo rurale. Poi –continua La Via- abbiamo voluto redistribuire meglio il sostegno agli agricoltori, soprattutto pensando agli imprenditori più piccoli: abbiamo varato la riduzione di almeno il 5% dei pagamenti per importo superiore a 150mila euro”. A riguardo, La Via precisa che “con forte senso di responsabilità abbiamo accettato l’aliquota del 5%, che sicuramente poteva essere più elevata, perché il Consiglio, in caso contrario, avrebbe fatto saltare il tavolo delle trattative”.
Nel complesso, è una riforma che “sicuramente non ci soddisfa totalmente” ma “considerando il punto di partenza, abbiamo indubbiamente migliorato la proposta della Commissione. Da oggi –conclude La Via- inizia una fase di dialogo con il settore agricolo per spiegare le novità introdotte e il ruolo decisivo che ha avuto il Parlamento europeo nel modificare le scelte della Commissione”.