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Alessandro Alfano, le Poste, la Camera di Commercio di Trapani e le auto di lusso

 E’ il fratello piccolo del Ministro dell’Interno. Il rampollo della famiglia Alfano, che piano piano, da Favara, paesino in provincia di Agrigento, ha scalato tutti i gradi della pubblica amministrazione. Il fratello maggiore è Angelino Alfano, ministro da una decina d’anni, indisturbato, da Berlusconi a Renzi. Ha un fratello più piccolo, il ministro, che si caccia spesso nei guai. E un po’ forse lo mette in imbarazzo, lui che da dal Viminale ha fatto tanta fatica per scrollarsi di dosso l’aspetto provinciale e la cadenza agrigentina.
Alessandro Alfano è considerato uno che “brucia le tappe”. Un enfant prodige. Una carriera nelle Camere di Commercio, e poi l’incarico alla Poste. Oggi è proprio quell’incarico che lo rimette in prima pagina, dopo un passato non certo lineare. E’ tutto scritto nell’inchiesta “Labirinto”, un intreccio di rapporti, clientele, raccomandazioni, appalti gestito dalla solita cricca di affaristi e persone giuste nel posto giusto. C’è un tale, Raffaele Pizza, che sa bussare le porte giuste. Conosce i salotti del potere e ha i numeri giusti per facilitare le cose. E’ lui l’uomo centrale dell’inchiesta di Roma sfociata in 24 misure cautelari. Ed è lui che, secondo le indagini, avrebbe fatto ottenere ad Alessandro Alfano il suo lavoro ai vertici di Postecom.
Il nove gennaio 2015 i finanzieri del Gico registrano una conversazione tra Pizza e Davide Tedesco, collaboratore politico del ministro dell’Interno Alfano. “Pizza – scrivono le fiamme gialle – sostiene di aver facilitato, grazie ai suoi rapporti con l’ex amministratore Massimo Sarmi, l’assunzione del fratello del ministro in una società del Gruppo Poste”.
Ecco cosa dice Pizza al suo interlocutore:

“Angelino lo considero una persona perbene un amico… se gli posso dare una mano… mi ha chiamato il fratello per farmi gli auguri…tu devi sapere che lui come massimo (di stipendio, ndr) poteva avere 170.000 euro… no… io gli ho fatto avere 160.000. Tant’è che Sarmi stesso glie l’ha detto ad Angelino: io ho tolto 10.000 euro d’accordo con Lino (il soprannome di Pizza, ndr), per poi evitare. Adesso va dicendo che la colpa è la mia, che l’ho fottuto perché non gli ho fatto dare i 170.000 euro… cioé gliel’ho pure spiegato… poi te li facciamo recuperare…sai come si dice ogni volta… stai attento… però il motivo che non arriviamo a 170 è per evitare che poi dice cazzo te danno fino all’ultima lira. Diecimila euro magari te li recuperi diversamente. Perciò io ho paura… dico… cazzo te faccio avere un lavoro… aoh… m’avve a fare u monumento… mo a minchia la colpa mia che quistu dice che (incomprensibile) 10.000 euro in più… che è stata una scelta politica come tu sai

E pensare che lui, Alessandro Alfano, alle Poste, voleva farne anche a meno di entrarci. Gli piaceva così tanto il lavoro alla Camera di Commercio di Trapani che ne aveva chiesto il reintegro. Ma non è andata bene.

La sua permanenza alla Camera di Commercio di Trapani è stata molto bre­ve, neppure un anno, lui che era conside­rato un giovane prodigio. La nomina ai verti­ci dell’azienda di proprietà del Tesoro ar­riva dopo il flop della richiesta di reinte­gro come segretario generale dell’ente camerale.
Alfano a fine 2011 ha dato le sue di­missioni a seguito delle polemiche per l’inchiesta avviata dalla Procura di Paler­mo sulla sua nomina a Trapani.
Qualche tempo prima di essere stato incaricato dall’ente camerale, una lettera anonima avvisava che a vincere il con­corso sareb­be stato proprio lui. Poi una serie di sospetti sul suo curricu­lum, il dubbio che qualche voce fosse falsa. La procura di Trapani ha cercato di capire cosa ci fosse dietro. Poi ha ar­chiviato il caso.
Alessandro Alfano è stato coinvolto anche in un’inchiesta sugli esami truccati all’università di Palermo in cui restarono coinvolti studenti e funzionari per una serie di materie “comprate” a mille euro ciascuna, taroccando i databa­se dell’ateneo. Nel calderone finì pure Alfano jr., che però venne scagionato dopo aver presentato gli statini. “Ho real­mente sostenuto quegli esami – aveva det­to – ricordo persino le domande”.
Alfano si è laureato nel 2009 a Paler­mo, a 34 anni. Non proprio uno che bru­cia le tappe, come si legge invece nel suo curriculum: dotato di una ”personalità eclettica, che tende a bruciare le tappe grazie ad un’intelligenza vivace e una forte capacità relazionale”. O forse sì, vi­sto che l’anno prima, da studente, ha avuto il tempo di tenere un laboratorio all’università La Sapienza di Roma.
Nel frattempo, Alessandro Alfano fa tutta una carriera nell’universo della Ca­mera di Commercio, sempre accanto ad un berlusconiano della prima ora: Giu­seppe Pace, di Marsala, che della Camera di Commercio di Trapani è il presidente dal 2001. Nel 2006, Alfano diventa segretario di Unioncamere in Sicilia. E, casualmente, nell’entourage si ritrova Pino Pace. Come anche nei vertici di Retecamere, sempre nel macrocosmo delle Camere di Commercio.
Il rampollo della famiglia Alfano condivide con Pino Pace una passione per le auto. Alla Camera di Commercio di Trapani, infatti, lo ricordano per l’acquisto di un Suv da 35 mila euro. Una Range Rover Evoque blu scura, a quanto pare a spese della Came­ra di Commercio. È una cosa bizzarra, anche perché l’auto è registrata come au­tocarro, pur senza le opportune modifi­che. Ma perché la Camera di Commercio ha bisogno di un Suv, e soprattutto, dov’è questo Suv ora?
Ma non ci sono soltanto i Suv: ad Alfa­no piacciono anche le auto sportive, le Porsche ad esempio, chi non ne vorrebbe una? Una Boxster Cabriolet, ad esempio. Grigia, tettuccio apribile, due posti, cerchi in lega, 2700 di cilindrata per 200 cavalli di potenza. Da 0 a 100 in 6 secon­di. Un bolide che Alfano riesce a com­prare a prezzo stracciato. L’auto è del 2006, e nel 2008 fa l’affare da un tale di Palermo a soli 1.355 euro, quando il suo valore sfiorava i 30 mila euro. La Box­ster qualche anno fa andava molto: c’era una concorrenza spietata con la Bmw Z4, ma un Porsche è una Porsche, piace sem­pre. E’ piaciuta anche a Pino Pace.
Alfa­no gliela rivende nel 2010 a 20 mila euro, con una super maggiorazione ri­spetto al prezzo d’acquisto.
La cessione avviene nel maggio 2010, pochi giorni prima del cinquantesimo compleanno del presidente della Camera di Commercio. Alfano e Pace si incontra­no spesso all’Unioncamere Sicilia, hanno l’ufficio accanto. E di lì a qualche mese si incontreranno pure a Trapani, perché a novembre di quell’anno Alfano viene designato, dopo aver vinto quel concorso sospetto, segre­tario generale. Chissà, magari andavano a lavoro assieme, Pace e Alfano: auto sportiva due posti, scappottavano, e via. Di lusso. Proprio su un giro di auto di lusso in quel di Trapani gli investigatori vogliono vederci chiaro e hanno monito­rato queste compravendite strane. Con Alfano che comprava a quattro soldi e ri­vendeva a prezzi maggiorati.

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