Last updated on 6 marzo 2021
«Al di là di quanto previsto dallo Statuto e dal codice etico dell’Ance riguardo al reato per il quale ho subito una condanna di primo grado, ho deciso di autosospendermi dalla carica di presidente regionale dell’Ance Sicilia». Lo ha reso noto Salvatore Ferlito, condannato a tre anni in primo grado per l’appalto sulla strada provinciale 120. «Ciò in quanto – aggiunge Ferlito – l’eticità delle mie azioni e delle mie scelte va oltre le previsioni statutarie e del codice etico e si è sempre basata su una convinta adesione ai più elevati standard di comportamento etico e sulla prevalenza degli interessi dell’Associazione».
«Ho ritenuto la decisione indispensabile – prosegue – sia per favorire una serena verifica dei fatti da parte degli organi interni di vigilanza sulle cariche del sistema associativo Ance, sia per poter condurre al meglio la mia difesa personale nei prossimi gradi di giudizio in attesa di pervenire ad una conclusione che, ne sono fermamente convinto, attesterà la mia totale estraneità». «Un percorso che, nell’interesse collettivo di portare imparzialmente alla verità – conclude Ferlito – ha bisogno di essere scevro da condizionamenti ed eventuali strumentalizzazioni, e che non dovrà in alcun modo rallentare l’azione di impegno e legalità da tempo intrapresa a testa alta dall’Associazione regionale, in prima linea a sostegno e difesa delle imprese associate che operano nel nostro territorio».
LA CONDANNA. Il presidente dell’Associazione costruttori in Sicilia, Salvatore Ferlito, è stato condannato a 3 anni di reclusione nel processo per l’appalto della strada provinciale 120 nel catanese. Il giudice Alba Sammartino, col rito abbreviato, ha dichiarato Ferlito «incapace a contrarre con la pubblica amministrazione» escludendo l’aggravante mafiosa. Condannata a due anni anche la moglie del costruttore Sebastiana Coniglio che gestisce col marito la ditta Comer. Secondo l’accusa avrebbero truffato la Incoter una ditta confiscata per mafia alla famiglia Basilotta. Ad occuparsi del caso è stato il pm Antonino Fanara che per anni si è occupato della gestione patrimoniale delle aziende che sono finite sotto sequestro per mafia, nel caso specifico si tratta dei beni confiscati ai Basilotta, i cosiddetti ‘signori del movimento terra’. Il gup non ha invece riconosciuto l’aggravante mafiosa prevista dall’articolo 7, che era stata chiesta dal pm. La procura – al termine di un’indagine affidata alla Dia di Catania – avrebbe accertato di un accordo tra Salvatore Basilotta, figlio di Vincenzo (morto recentemente) e i titolari della Comer Costruzioni Meridionali (Salvatore Ferlito e sua moglie Sebastiana Coniglio), per fare eseguire alla Incoter, impresa dei Basilotta confiscata, i lavori appaltati all’impresa di Ferlito. Comer ed Incoter avevano stipulato un contratto si ‘nolo a freddo’ per il noleggio dei mezzi pesanti utilizzati per lo sbancamento nei lavori di ripristino della viabilità a seguito di una frana lungo la strada per Castel di Judica, costo dell’appalto 4 milioni e mezzo di euro. Ed un secondo contratto per la fornitura di ‘conglomerato bituminoso’ (asfalto). Da ‘a freddo’ il nolo operò sarebbe diventato ‘a caldo’: la Incoter dei Basilotta avrebbe fornito anche la manodopera sostenendo i costi del personale mentre l’azienda di Ferlito incassava gli stati di avanzamento dei lavori, producendo così un danno erariale, provocato ad un’azienda confiscata.
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