“Diciamo sì al Ponte, all’Alta velocità e agli investimenti sulla viabilità interna e definiamo coraggiosa la posizione del governatore Nello Musumeci, che va in controtendenza rispetto alle disastrose ideologie dell’ultimo decennio che hanno condannato la Sicilia all’isolamento su tutti i versanti, viario, marittimo e aereo. Da Milano a Roma ci si muove rapidamente e comodamente, invece i collegamenti da e per la Sicilia sono lenti, scomodi e costosi. Rivendichiamo una pari condizione di mobilità fra italiani che ci viene negata sin dall’Unità d’Italia, realizzata solo sulla carta”.
Lo dice l’Ance Sicilia che osserva come, al contrario, “il governo nazionale, se da un lato tergiversa sulla Tav e medita di dirottare quei 10 mld di fondi Ue più utilmente verso i collegamenti con il Sud (e questo potrebbe solo farci piacere), dall’altro lato dice no al Ponte e pensa di nominare un commissario per la viabilità siciliana senza però dotarlo di risorse necessarie e adeguate a convertire un sistema borbonico in una rete moderna, efficiente e sicura. E, in più, il nuovo A.d. delle Fs declassa la prevista Alta velocità in Alta capacità perché, come ha sostenuto in un convegno pubblico, ‘il Sud non ne ha bisogno’ e il sistema alternativo, più lento, costa molto meno. Quindi, Milano-Roma in 3 ore e Palermo-Roma in 8 ore. Perché? E’ forse giusto?”.
“Il governo – incalza l’Ance Sicilia – deve mettersi d’accordo con se stesso: ha raccolto buona parte dei propri voti al Sud e in Sicilia, non ci aspettiamo quindi comportamenti che vanno contro gli interessi del Sud e della Sicilia”.
Sul piano meramente tecnico, l’Ance Sicilia spiega: “La Commissione europea pianificò la realizzazione del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, da Helsinki a La Valletta, perché prevedeva in anticipo ciò che si sta verificando, cioè un traffico intensissimo di merci da e per il Nord Africa che vede protagoniste le imprese del Nord Italia, anche attraverso i porti siciliani, nonché la costruzione della ‘Via della Seta’ che porterà le merci cinesi dal Mediterraneo al Nord Europa. Due fenomeni che, a causa di ritardi e tanti ‘no’, stanno trovando i porti meridionali e siciliani impreparati rendendo non competitive le aziende del sistema Italia. Poiché – aggiunge l’Ance Sicilia – gli ultimi governi hanno deciso di non costruire più il Ponte sullo Stretto, la Regione aveva pianificato una diversificazione della mobilità attraverso due direttrici marittime, cioè Gioia Tauro-Palermo-La Valletta e Gioia Tauro-Augusta-La Valletta, affidando la governance di questi flussi ad una pianificazione dei trasporti nell’area dello Stretto fra le Regioni Calabria e Siciliana. Ma anche in questo caso le politiche nazionali, fra Patti, Contratti di servizio e Zes che non decollano ancora, non hanno risposto con i necessari investimenti alla domanda di mobilità non solo dei siciliani e dei turisti, ma anche degli operatori industriali, commerciali e della logistica dell’intero Paese”.
“A questo punto – si domanda l’Ance Sicilia – vorremmo sapere qual è l’idea di mobilità integrata e di continuità territoriale che il governo nazionale si sente di garantire all’Isola? Se non c’è una risposta, per quale motivo bisogna dire no al Ponte? La verità è che non c’è un’alternativa al Ponte per una mobilità davvero veloce ed efficiente”.