Last updated on 7 marzo 2021
È boom di firme per denunciare il rischio flop del progetto di finanziamento europeo Garanzia Giovani. La petizione lanciata dalla campagna “Riparte il futuro” di Libera e Gruppo Abele ha raggiunto le 30.000 adesioni in meno di una settimana, puntando un faro sul miliardo e mezzo di euro che dovrebbe essere investito col solo scopo di incentivare l’occupazione giovanile in Italia e che invece, dopo 10 mesi dall’avvio, ha reso disponibili solo 50.000 posti di lavoro: un numero che copre appena il 3% di quell’esercito di 1.723.000 giovani italiani che non studiano e non lavorano, ma che sarebbero disponibili a farlo. Tanti i punti critici: dalla comunicazione alla trasparenza, passando per i rivoli della burocrazia e il mancato raggiungimento del target. La maggior parte dei ragazzi cui Garanzia Giovani sarebbe destinata non ne sanno nulla. E le aziende che dovrebbero creare posti di lavoro brancolano nel buio. “Il problema è la comunicazione. Ho parlato con imprenditori che non sapevano di poter assumere dei tirocinanti a spese del programma e con criteri agevolati”, spiega Daniele Fano, economista e coautore del libro “Garanzia Giovani – La sfida”, uscito negli stessi giorni del lancio della mobilitazione di Riparte il futuro. “E questo è grave, perché se le persone coinvolte non sono informate e il programma fa flop, la responsabilità è in chi non ha reso accessibile l’informazione. Dobbiamo abbattere la muraglia della reticenza e dell’informazione frammentata. È il primo passo per affrontare, e vincere, questa sfida”. Il 42,7% dei giovani in Italia è disoccupato e quasi 2 milioni e mezzo hanno già rinunciato allo studio e a cercare un lavoro: statistiche mai viste prima nella storia di questo Paese. “Bisogna agire ora o perderemo una generazione”, si legge nel testo della petizione. “Le risorse che l’Europa ha destinato ai giovani devono andare ai giovani e non disperdersi nei soliti sprechi e nelle zone grigie alla voce “spese generali” di burocrazie incomprensibili”.
E in Sicilia? L’assessore regionale delle Politiche Sociali e del Lavoro, Bruno Caruso cerca di rilanciare Garanzia Giovani, la piattaforma di interventi mirati per il rilancio dell’occupazione e dei Neet, soggetti fuori dalle dinamiche occupazionali e con pochissime prospettive di inserimento e si prepara a nuove iniziative nel mondo del lavoro siciliano, afflitto da una fase di stallo preoccupante che a molti pare, a tratti, irreversibile.
“L’obiettivo che ci viene chiesto di raggiungere è quello di una sincronizzazione tra politica passiva e politica attiva, finalizzata all’attivazione di misure per la fuoriuscita dal bacino dei precari. Non è un caso che si stiano utilizzando risorse rese funzionali al tirocinio finalizzato che possano condurre ad una formazione mirata che si conclude con l’inserimento nel mondo del lavoro”.
In dettaglio si tratta di micro formazione con corsi da 50 a 200 ore che dovrebbero coinvolgere 13.000 soggetti con 500 euro per sei mesi, prolungabili a dodici, nei casi particolarmente svantaggiati. La dotazione finanziaria è di 52 milioni di euro.
Nei prossimi giorni lo staff dell’assessore volerà a Roma per concordare piani di avanzamento e modalità operative delle singole iniziative. Sia di quelle già messe a punto, sia di quelle che serviranno da volano per la ripartenza.
Per Caruso anche i centri per l’impiego “dovranno sostenere il peso di un confronto con gli operatori del mercato, gli intermediari che partono avvantaggiati e rispetto ai quali necessita l’allestimento di un’offerta nuova e competitiva rispetto al passato”.
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