“Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro diecimila a euro cinquantamila”. L’art. 348 del Codice Penale parla chiaro, per questo l’Ordine degli Architetti di Catania – dopo aver ricevuto una segnalazione di abuso del titolo professionale nel territorio di propria competenza – ha consegnato alla Procura un esposto dettagliato, “affinché si possa mettere fine all’uso improprio dell’attività di architetto da parte di chi non possiede l’abilitazione”, sottolinea il presidente dell’Ordine Alessandro Amaro.
“Purtroppo non si tratta di un caso isolato – continua Amaro – il fenomeno dello svolgimento illegittimo della professione provoca danni non solo agli iscritti che esercitano regolarmente l’attività, ma soprattutto ai cittadini, che rischiano di affidare i propri beni e la propria incolumità a figure improvvisate. Oggi più che mai la sicurezza delle nostre case e degli spazi in cui viviamo è un diritto inalienabile, che non può essere messo a repentaglio da chi non ha acquisito ufficialmente le competenze”.
“Il caso più recente, visto il nutrito supporto documentale, è stato rappresentato ufficialmente all’Autorità Giudiziaria competente – spiega il presidente – dalla documentazione emerge che il presunto professionista avrebbe consegnato al committente un contratto d’incarico per progettazione e direzione lavori, nel quale più volte si legge testualmente “architetto”, pur non essendo, a tutt’oggi, iscritto a nessun relativo Albo professionale. Da quanto emerge dalla lettura degli atti, lo stesso presunto professionista avrebbe predisposto e firmato un certificato di regolare esecuzione dei lavori, dal quale risulta la realizzazione di impianti e opere strutturali senza il visto del Genio Civile. A ciò si aggiunge, purtroppo, il mancato rispetto delle norme deontologiche della professione da parte di altri colleghi, che avrebbero firmato pratiche e documentazioni richieste all’Amministrazione comunale. Ciò ci spinge a valutare anche provvedimenti disciplinari per i professionisti iscritti all’Albo che dimostrano mancanza di serietà e trasparenza nel favorire circostanze simili, così come richiamato dall’art. 4 del nostro codice deontologico”.
“Il Consiglio dell’Ordine – conclude Alessandro Amaro – porta avanti l’azione di contrasto all’abusivismo professionale fin dal suo insediamento. Siamo convinti che la chiave risolutiva sia nella consapevolezza dei cittadini. Non avremmo infatti potuto effettuare tutte le verifiche del caso, insieme al Consiglio nazionale di categoria e a quello territoriale di Disciplina, senza la segnalazione del committente. Il nostro appello è quindi rivolto alla cittadinanza: verificate l’iscrizione all’Albo del vostro architetto, cliccando su www.cnappc.it; e consultate l’Ordine per sciogliere i dubbi sulla congruità delle parcelle o sullo svolgimento dell’incarico. È diritto e dovere degli enti e dei privati affidarsi al lavoro di un professionista ufficialmente qualificato, anche e soprattutto a garanzia di prestazioni che mettono a serio rischio la sicurezza degli immobili”.