Integrare altre aree interne alle cinque già individuate in Sicilia perché non si può tenere fuori l’Ennese, il Vallone Nisseno e certe aree dell’Agrigentino. Per il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci “questo è un punto di inizio”.
“Dobbiamo puntare all’integrazione di altre aree interne e passare alla fase concreta della progettazione, perché per lungo tempo in Sicilia la programmazione è stata un susseguirsi di tavole rotonde. Sono fortemente preoccupato dal tempo perduto nella realizzazione delle strategie delle Aree Interne, che in Sicilia risulta molto più pericoloso che in altre parti d’Italia – ha aggiunto – non dimentichiamo che la Sicilia è l’ultima regione d’Italia e a noi spetta il compito di cambiare questo stato di cose, a dispetto della rassegnazione, tara atavica dei Siciliani. Avrei disegnato diversamente le Aree interne ma consideriamo questo un punto di partenza per la prossima programmazione: dobbiamo quindi darci tempi di lavoro precisi, che permettano di recuperare i ritardi e passare all’attività pratica”.
L’occasione per parlare di aree interne è stato il convegno all’Albergo delle Povere dal titolo “La nuova sfida territoriale: le cinque aree interne siciliane”, relativo al Programma Operativo Fesr Sicilia 2014/2020 che prevede un finanziamento di 155 milioni di euro per le aree interne siciliane. In Sicilia sono state individuate cinque aree interne con 65 comuni: Madonie, Nebrodi, Simeto-Etna, Terre Sicane, Calatino che hanno in comune il fatto di essere distanti da centri di offerta di servizi essenziali, in termini di istruzione, salute e mobilità.
Fabrizio Barca, consigliere della Strategia Nazionale per le aree interne, mettendo in luce i passi avanti e gli elementi innovativi della Snai, si è concentrato sulle priorità dell’immediato: potenziamento delle capacità del sistema intercomunale con l’aggiunta di un meccanismo premiale (“se ci sono Comuni che hanno deciso di unire servizi, questi vanno ‘premiati’ con risorse umane a tempo indeterminato”). Altro fattore, la partecipazione: “ci vuole più partecipazione (parola che in Italia abbiamo consumato prima di usarla davvero), perché nella Strategia è fondamentale: del resto, se i cittadini sono a conoscenza di tutti gli step si dimostrano più tolleranti e diventano parte del processo”. Dunque, maggiore sforzo di comunicazione e informazione: del resto “abbiamo costruito una piattaforma permanente per il 20% del territorio siciliano: il tentativo è quello di ritrovare quel che i cittadini domandano, quel che i politici promettono, e quel che i tecnici sono in grado di mantenere. Questa è la grande scommessa”.
“Sono rimasto molto colpito dalla partecipazione inusuale di tanti livelli di governo – commenta Barca – c’era una presenza massiccia della Regione con dirigenti di vari settori. C’è attenzione continua della Regione perché Aree interne funziona se finisce per modificare in modo permanente la politica della direzione trasporti, del trasporto pubblico locale, della salute. Musumeci ha specificato il senso di urgenza. I tempi sono stati più lunghi e questa lunghezza è stata dovuta alla novità profonda della metodologia che non tollera progetti cantierabili ma vuole strategie e parla la lingua dei cittadini e non della burocrazia. La Regione siciliana si trova finalmente alla fase attuativa, adesso bisogna che i cittadini vedano i risultati in una regione così decisiva e in una situazione così seria della sua storia”.
Al convegno erano presenti anche Bernadette Grasso, assessore agli Enti Locali della Regione Sicilia, e Dario Tornabene, autorità di coordinamento dell’Autorità di Gestione del PO FESR Sicilia 14/20. Sabrina Lucatelli, coordinatrice del Comitato nazionale SNAI, ha spiegato che “la Sicilia si attesta molto bene rispetto all’andamento della Strategia nel Mezzogiorno, ma anche a livello nazionale: fino ad oggi la Sicilia ha infatti chiuso due Strategie (Madonie e Simeto) in linea con le Regioni più avanti nel percorso (come ad esempio Lombardia, Piemonte, Marche e Toscana). In Sicilia è inoltre in via di chiusura il secondo Accordo di Programma Quadro del Mezzogiorno, dopo quello dell’Irpinia” ha aggiunto.
“La comunità e la partecipazione potranno ora fare la differenza: la pressione della comunità sarà essenziale per raggiungere i risultati attesi. Per questo invito tutti ad intensificare la comunicazione sui territori e accelerare i tempi, inclusi i livelli nazionale e regionale. Diverse le spiegazioni ai tempi lunghi: oltre alla forte conflittualità e alle resistenze sui territori, c’è anche un tema di funzionamento delle macchine amministrative, legato alla debolezza in termini di risorse umane dedicate e alla necessità di ristabilire una chiara priorità politica a livello regionale e nazionale”.
Moderati da Patrizia Picciotto dirigente del Dipartimento Regionale alla Programmazione, uno dopo l’altro sono intervenuti i sindaci referenti delle cinque aree interne siciliane e ciascuno ha presentato le scelte dei territori nell’ambito della Strategia: dal miglioramento dei servizi alla salute del Simeto all’artigianato del Calatino; dalla creazione di nuovi mercati per i prodotti agricoli di qualità, passando per un sistema intercomunale digitalizzato dei Sicani, allo sviluppo dell’agroalimentare e del turismo dell’area dei Nebrodi, fino all’idea di un’autosufficienza energetica delle Madonie.