Arresti a Trapani, nel romanzo criminale della corruzione finisce anche Crocetta
Giorgio Livigni in Notizie dalla Sicilia
Arresti a Trapani, nel romanzo criminale della corruzione finisce anche Crocetta
C’è anche il governatore siciliano Rosario Crocetta tra gli indagati della procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il deputato regionale Mimmo Fazio e in carcere l’armatore Ettore Morace. L’accusa per Crocetta sarebbe quella di concorso in corruzione. Lui si dice tranquilli e alle agenzie dichiara: “Sono molto sereno e se ci dovesse essere un invito a comparire che non ho ricevuto perché sono in viaggio sarò lieto di riferire ai magistrati notizie utili alle indagini”. “Il 12 settembre 2016 Morace veniva chiamato da Di Caterina. Tra i vari argomenti affrontati tutti relativi ai trasporti marittimi e dopo avergli raccontato di aver invitato il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta sulla sua barca e di avergli pagato l’albergo sull’isola di Filicudi, Morace riferiva che gli avrebbe inviato una mail sulla questione dell’Iva” scrivono i carabinieri nell’informativa riportata dal gip. Un atto di cortesia? C’è dell’altro? Si vedrà.
Il coinvolgimento del presidente della regione siciliana che, come è noto, ha fatto della battaglia per la legalità il segno distintivo dei suoi cinque anni di governo arricchisce ancora di più quello che il procuratore aggiunto Bernardo Petralia ha definito “un romanzo della corruzione”: questa “Non è un’indagine – ha detto il magistrato – , ma un romanzo della corruzione: c’è un connubio tra imprenditoria, politica, operazioni di dossieraggio, pubblica amministrazione. Tutto è partito da un atto coraggioso, leale e valoroso, straordinario di un funzionario regionale che ha preso il posto del precedente, e di fronte ad una Procura credibile si è aperto ad una totale dichiarazione su tutto ciò che accadeva in quel contesto”. Che sia così non sembra esservi dubbio: tanto da dare uno scossone al governo regionale ma anche a quello nazionale con la posizione del sottosegretario Simona Vicari che avrebbe ricevuto rolex d’oro.
Le intercettazioni danno una versione dei fatti che appare inequivocabile. “Zio Nunzio ci ho pensato ce lo voglio fare il regalo, quei due regali a questi due personaggi”. A parlare, non sapendo di essere intercettato, l’armatore Ettore Morace, indagato per corruzione, parlava con un collaboratore dei Rolex che voleva regalare alla sottosegretaria ai trasporti Simona Vicari e ad un uomo del suo staff, Marcello Di Caterina.
Secondo la Procura di Palermo, Vicari avrebbe introdotto un emendamento legislativo che abbassava l’Iva sui trasporti marittimi facendo risparmiare milioni a Morace. In cambio avrebbe avuto un Rolex. Stesso regalo ha avuto Di Caterina che oggi, nel corso di una perquisizione, ha ridato l’orologio del valore di 5mila euro, scontati a 4mila circa, ai carabinieri. “Morace – scrive il gip – invitava a mandare una dipendente della Liberty Lines con funzioni di segretaria ad effettuare l’acquisto e dava indicazione di comprare uno orologio da donna ed uno da uomo entrambi in acciaio. La donna avrebbe dovuto scegliere i modelli più economici e con il massimo dello sconto. A fare avere l’orologio alla Vicari fu Manfredi Asta, fratellastro della sottosegretaria e dipendente di Morace. In una conversazione del 24 dicembre scorso, intercettata, Vicari ringrazia Morace del pensiero. “Sei stato davvero un tesoro”, gli dice. Per comprendere la generosità di Morace basta leggere la nota dei carabinieri: la Vicari si sarebbe adoperata per presentare e far approvare un emendamento alla legge di stabilità dello Stato con il quale veniva ridotta l’imposta d’Iva dal 10% al 5% per i trasporti su navi veloci, “causando un ammanco alle casse dello Stato di 7 milioni di euro e, conseguenziale, notevole arricchimento della società Liberty Lines” dicono gli investigatori.
E si ha proprio l’impressione che le indagini siano solo all’inizio e che gli arresti possano essere solo il primo capitolo di un romanzo della corruzione lungo migliaia e migliaia di pagine scritte dai magistrati di mezza Italia: alcuni tronconi saranno inviati ad altre procure visto che l’inchiesta riguarda i territori di Palermo, Trapani, Napoli, Livorno e Messina.
L’indagine è stata incentrata sulla figura dell’armatore Ettore Morace, proprietario della Liberty Lines – compagnia di navigazione con sede in Trapani e leader nel settore del trasporto passeggeri su imbarcazioni veloci – e ha preso avvio dal riscontro di gravi irregolarità circa l’affidamento, proprio a favore della Liberty Lines, dei servizi di collegamento a mezzo unità veloci per le isole Egadi ed Eolie. Nello specifico, gli investigatori hanno accertato un sovradimensionamento della compensazione finanziaria, ottenuto attraverso l’indebita ingerenza di Salvatrice Severino, già dirigente del servizio 2 trasporto regionale aereo e marittimo dell’assessorato alle infrastrutture e trasporti, nonchè del deputato regionale trapanese Girolamo Fazio.
Dalle indagini viene fuori che Morace avrebbe cercato di ottenere un intervento presso il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) per la regione siciliana per ottenere il ribaltamento della sentenza del Tar del 21 febbraio 2017 con il quale era stato rigettato il ricorso presentato dalla sua compagnia di navigazione, la Liberty Lines, contro l’annullamento della gara d’appalto per i trasporti su navi veloci per il 2016. L’annullamento era stato stabilito dalla Regione siciliana, a causa delle sovracompensazioni illecite ottenute da Morace. Di fatto, con la decisione del Tar, la compagnia di navigazione aveva perso 24 milioni di euro.
“Abbiamo scoperto un connubio sistemico finalizzato alla corruzione tra imprenditoria e politica”dice ancora il procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia. “L’inchiesta – ha sottolineato – parte da un atto coraggioso di un funzionario regionale, subentrato a quello che aveva curato l’emissione dei bandi che avevano favorito Morace, che si è aperto a una totale collaborazione con gli inquirenti”.
Inquietante il filone che coinvolge la famiglia Franza: il “Gruppo Franza” poneva a sua volta in essere manovre per danneggiare il concorrente Morace, condotte anche grazie al concorso di un carabiniere.