Ars, oggi prima riunione del 2016. Sempre caldo il fronte di Riscossione Sicilia. L’attività dell’Ars riprende oggi con l’esame di un disegno di legge per la “valorizzazione del demanio trazzerale”, di cui è relatore il deputato di Ncd Nino Germanà. L’ordine del giorno dei lavori comprende anche la “modifica dell’articolo 1 della legge regionale 1 ottobre 2015, n. 22”, di cui è relatore l’on. Salvatore Oddo del Megafono, e la “modifica alla legge regionale 6 marzo 1976, n. 24 a tutela dei lavoratori del settore della formazione professionale”, di cui è relatore l’on. Marcello Greco di Sicilia Futura. In discussione, inoltre, c’è la mozione dei deputati del Mpa-Pds Toti Lombardo, Roberto Di Mauro, Giovanni Greco e Cataldo Fiorenza per la “disdetta dell’accordo finalizzato alla rinuncia ai ricorsi in materia di legittimità costituzionale promossi innanzi alla Corte Costituzionale”, accordo che, come sostiene l’ex assessore all’Economia Gaetano Armao, comporterà per la Sicilia la perdita di almeno cinque miliardi di euro.
In commissione Finanze, invece, si dovrebbe avviare l’esame del disegno di legge per la ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia per rimediare al voto dell’Ars del 29 dicembre scorso, quando, a scrutinio segreto, i deputati hanno bocciato l’emendamento con cui si assegnava alla società che riscuote le imposte in Sicilia la somma di 2,5 milioni di euro. A giudizio dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei, però, la semplice ricapitalizzazione potrebbe non bastare per impedire il fallimento della società. Il 4 dicembre scorso, infatti, ha incontrato il presidente di Riscossione Sicilia, l’avv. Antonio Fiumefreddo, suggerendogli di «intensificare la relazione con Equitalia, per mutuarne le procedure e per verificare la possibilità di poter fruire della infrastruttura tecnologica». In ogni caso, per via del già citato accordo tra Crocetta e il ministro all’Economia Piercarlo Padoan del 5 giugno 2014, che i deputati del Mpa-Pds vorrebbero rimettere in discussione con la loro mozione, la Regione non potrà incassare le somme recuperate dall’evasione fiscale nel triennio 2014, 2015 e 2016, che finiranno direttamente all’Agenzia delle entrate, senza passare per Riscossione Sicilia.
RISCOSSIONE SICILIA. Chiuso il fronte con i deputati regionali, il presidente di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo è pronto a ingaggiare un nuovo braccio di ferro. Stavolta con i sindaci. Già, perché i Comuni dell’Isola devono all’erario 60 milioni.
A essere in debito col fisco e ad avere già ricevuto l’avviso di pagamento sono 299 dei 390 enti locali della Sicilia. “Lettere inviate tra giugno e luglio – dice Fiumefreddo – alle quali nessuna amministrazione ha risposto “. Per questo, adesso, il presidente di Riscossione Sicilia ha deciso di andare alla resa dei conti, mettendo all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio di amministrazione, prevista per mercoledì, la decisione di avviare le procedure esecutive e i pignoramenti “per i debiti superiori ai 20 mila euro”, dice. Ovvero, per 258 dei 299 Comuni che hanno pendenze aperte.
“Io capisco che le amministrazioni locali non navighino in buone acque – dice Fiumefreddo – ma non è concepibile che un’istituzione pubblica non si metta in regola definendo almeno una rateizzazione “. In cima all’elenco dei morosi c’è il Comune di Catania, uno tra i più scintillanti nelle festività appena trascorse, e che, stando ai dati di Riscossione Sicilia avrebbe tasse non pagate per 14 milioni e 600 mila euro. Un’enormità rispetto alle altre due città metropolitane, con Palermo che sfiora il milione e 800 mila euro e Messina che, nonostante la grave crisi finanziaria, si ferma a 947 mila euro.
Ma a cosa si devono questi debiti? E si tratta già di somme accertate? “I Comuni sono come qualsiasi cittadino – dice Fiumefreddo – devono pagare la tassa sugli immobili, quella sui rifiuti, i bolli delle auto… Questo nella maggior parte dei casi non è stato fatto. Le cartelle riguardano somme già accertate dall’Agenzia delle entrate, non pagate nel corso degli ultimi 8 anni”. Ma nella battaglia contro i Comuni morosi Fiumefreddo inserisce anche un altro elemento: la mancata cancellazione dei contribuenti deceduti dagli elenchi comunali con costi inutili per Riscossione Sicilia che notifica avvisi e avvia procedure legali a destinatari non più in vita. “Ho scritto a tutti i Comuni più volte chiedendo l’aggiornamento degli elenchi ma anche su questo, fanno tutti orecchie da mercante “, dice. Fatto sta che dopo la polemica con i parlamentari regionali per la mancata ricapitalizzazione della società – “un atto di pirateria” compiuto da “mascalzoni travestiti da uomini delle istituzioni” aveva accusato Fiumefreddo, tirandosi dietro una querela dalla Presidenza dell’Ars prima di ammorbidire i toni – quella con i Comuni si annuncia come una nuova, aspra battaglia. E l’inizio di una nuova controffensiva ai debitori istituzionali, “che – annuncia Fiumefreddo – riguarderà anche Aziende sanitarie, teatri e Ipab per circa 10 milioni”.