E’ la Sicilia la Regione italiana che tra il 2013 e il 2014 ha visto l’aumento più consistente di opere incompiute. Secondo i dati dell’Anagrafe delle opere elaborati dal Codacons si è passati da 67 a 215 con un aumento di 148 opere. La crescita ‘monstre’ dipenderebbe però dal fatto che la Sicilia non avrebbe comunicato il dato nell’anno precedente.Sta di fatto che è la regione dove si registra in assoluto il numero maggiore di incompiute.
Di contro, dall’altro lato della classifica, si posiziona il Lazio che ha il più alto numero (28) di opere completate. Le opere sono quelle che dipendono dalle regioni. Ma anche quelle che dipendono dal ‘centro’ (ministero delle infrastrutture) registrano un aumento: da 35 a 40 (+5) nei due anni presi in esame.
“Queste infrastrutture sono già costate in media 166 euro a famiglia, e per portarle a compimento servirebbero altri 1,4 miliardi di euro – afferma il presidente Carlo Rienzi – Risorse sottratte alla collettività costretta a finanziare dighe progettate negli anni ’60 e poi lasciate in stato di abbandono, porti inaugurati e mai utilizzati, strade che non portano in nessun posto perche’ lasciate a meta’, strutture inutilizzate a causa degli elevati costi di gestione”.
In Sicilia si trova mezzo miliardo di spesa immobilizzata e serviranno ancora 320 milioni per il completamento. Complessivamente l’Isola ospita il 24% di tutte le incompiute nazionali così come recitano le undici pagine di elenco. Tra le opere segnalate ce ne sono 84 già fruibili anche se non completate, 91 opere con un processo di completamento tra l’11 e il 49%, 57 tra 50 e 99%, e 32 comprese tra l’anno zero e i dieci punti percentuali. Ne esistono anche 8 complete al 100% eppure “non fruibili” perché non collaudate o in attesa degli ultimi passaggi burocratici.
In Sicilia, per una manciata di opere come la casa di riposo a Castel Termini o il centro sociale a Casalvecchio Siculo, che sono finite ma non ancora fruibili, ce ne sono una quarantina che sono ancora molto lontane dal taglio del nastro. Quaranta opere che registrano un avanzamento dei lavori inferiore al 20 per cento. Se proprio si vuole trovare la capitale dell’incompiutezza siciliana, bisogna volgere lo sguardo a Blufi. Qui la diga, che doveva essere il fiore all’occhiello della comunità madonita, è diventata una delle pagine più avvilenti degli sprechi made in Sicilia.
Comments are closed.