Incrociano le braccia e vanno in piazza a protestare i funzionari di banca, venerdì prossimo, 30 gennaio. Una protesta indetta da una sfilza di sigle sindacali (Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Dircredito) contro la disdetta del contratto nazionale decisa dall’Abi, che rischia di lasciare a casa oltre 30 mila bancari e di far chiudere 10 mila sportelli in tutta Italia.
Venerdì molti sportelli restano chiusi per via dello sciopero generale indetto dai sindacati. Allo stesso tempo sono state organizzate delle manifestazioni a Milano, Roma, Ravenna e Palermo “a sostegno del diritto del rinnovo al contratto nazionale di lavoro”.La manifestazione di Palermo comincerà alle ore 9,30 con un sit-in in piazza Verdi (Teatro Massimo) e a seguire alle ore 11 un comizio con l’intervento dei segretari generali nazionali di categoria Elena Aiazzi della Fisac-Cgil, Massimo Masi della Uilca-Uil e Mauro Bossola della Fabi. Per l’Ugl Credito, sarà presente il segretario referente nazionale per le Isole Sicilia e Sardegna, Manlio Augello.
L’Abi, l’associazione delle Banche Italiane, nella lunga vertenza che dura ormai da un anno e mezzo, ha preannunciato la disdetta del contratto nazionale, già scaduto il 31 dicembre, se non lo si rinnova entro il 31 marzo e chiede di rivedere tutta una serie di voci: tfr, indennità di cassa per i terminalisti, minore adeguamento dei salari all’andamento dell’inflazione. I bancari chiedono invece la tutela dal rischio estrenalizzazioni con una clausola di salvaguardia, il mantenimento degli attuali posti di lavoro, e più equità tra i compensi dei manager e gli “sportellisti”. Soltanto il blocco degli scatti di anzianità comporterebbe una riduzione in media di 345 euro al mese nella busta paga di ogni bancario.
“Noi funzionari di banca non siamo più persone privilegiate come si pensava una volta – spiega Massimo Alloro, Dirigente Nazionale Sindacato Bancari CGIL – FISAC – basta vedere cosa succede nelle banche multicanali dove lavorano giovani bancari con la turnazione tipica dei call center, assunti con contratti di apprendistato, quindi con forme contrattuali precarie utilizzate ormai dovunque. Sono bancari ridotti a fare i telefonisti”.
Le politiche di tagli degli istituti bancari coinvolgono soprattutto gli sportelli e i funzionari “front office”. “I bancari classici sono ridotti a vendere prodotti neppure prettamente finanziari, basta chiedere ai lavoratori di Unicredit dove ormai per fare i famigerati budget fanno vendere agli impiegati Tv e Frigoriferi, oppure a quelli di Banca Nuova, Gruppo Popolare Vicenza, costretti a vendere cellulari dietro lo sportello. Tutto questo mortifica la nostra professionalità”.
Tra i motivi della mobilitazione anche il programma esternalizzare intere aree amministrative (ufficio mutui, archivio, legale, ad esempio).
“L’idea delle banche è di tagliare “tout court” 30.000 posti di lavoro e 10.000 sportelli bancari per ridurre il costo delle spese e alleggerire un sistema che, secondo loro, non permette alle banche stesse di sopravvivere – spiega il sindacalista – tradotto significa mantenere anche intatti i livelli remunerativi degli azionisti e quelli dell’area manager, facendo pagare lo scotto solamente a chi lavora ai piedi della piramide.I bancari non sono lavoratori senza volto, non sono numeri, hanno una propria storia professionale da difendere e chiedono di mantenere semplicemente il potere d’acquisto dei propri stipendi”.
Per Alloro bisogna guardare gli stipendi dei top manager se proprio si deve parlare di tagli. “I danni procurati alle banche sono frutto di politiche aziendali messe in campo da personaggi che hanno avuto soltanto la fortuna e il merito di avere la politica al proprio fianco e quando proprio le responsabilità erano sotto gli occhi di tutta l’opinione pubblica, sono stati liquidati con delle “buone uscite” milionarie da fare vergognare chi in banca ci lavora e ci suda. Chiedete ai lavoratori di Monte dei Paschi che devono oggi “fare solidarietà” mensilmente dalla propria busta paga per salvare il posto di lavoro a se stessi e ai propri colleghi”.
Alla vigilia della protesta, la seconda in pochi mesi, Alloro ha mette sul piatto l’obbiettivo che dovrebbero avere i banchieri: taglio degli stipendi dei manager, difesa del contratto nazionale di lavoro. “Vogliamo fare ripartire l’economia con le banche affianco ai settori produttivi e insieme alla gente, vorremo che si cambiasse in questo senso”, conclude Alloro.